L'intervista a Renato Della Valle, imprenditore e campione mondiale di offshore
«Sono un uomo di grande fede. Sono praticante, vado a messa. Chi vive senza fede vive una vita inutile».

Renato Della Valle è un imprenditore di successo oltre a essere un campione mondiale di offshore.
Imprenditore e campione mondiale di offshore: l'intervista a Renato Della Valle
Renato Della Valle, classe ‘42, è senza dubbio uno dei più brillanti, intelligenti (e ricchi) imprenditori italiani. E non solo. Già socio di Silvio Berlusconi in Tele Più, manager di Gabetti e Armani, è stato anche campione mondiale di offshore. Personaggio a tutto tondo, origini lombarde ma di casa nel Ponente ligure (sua la prestigiosa villa di Bordighera progettata da Giò Ponti finita al centro dei gossip sul finire dello scorso anno), è da sempre molto riservato. Rare le interviste, in particolare quelle che attengono alla sua sfera privata. Ha fatto un’eccezione con il nostro giornale.
«Ho sempre lavorato per il piacere di farlo, non per i soldi, e sono uomo di grande fede» le parole di Della Valle in questa intervista a cuore aperto, nella quale rivela risvolti inediti della sua straordinaria vita e della sua carriera, dai tanti successi al rapporto con Berlusconi, ai superati problemi di salute. Un colloquio improntato alla massima cordialità e sincerità. Il risultato evidenzia un uomo certo molto affermato, ma anche sensibile e di grande umanità. Nato a Casalmaggiore, in provincia di Cremona, 82 anni, dal 2008 è sposato con la nota conduttrice televisiva Rai e attrice Luana Ravegnini, volto della seguita trasmissione “Check Up”. Ha tre figli.
Della Valle, quali erano i suoi sogni da bambino?
«Ho sempre pensato in grande. Non ho mai invidiato nessuno che avesse più di me. Ho sempre nutrito una grande ammirazione per chi ce l'aveva fatta nella vita. Leggevo le biografie dei grandi come Paul Getty o vicende legate a Enrico Mattei: sul Corriere della Sera leggevo le diatribe fra lui e Indro Montanelli. E mi interessavano le vite dei maggiori industriali italiani».
Per un periodo è stato anche giornalista al Giorno e alla Notte.
«Un periodo bello della mia vita. Milano era una città meravigliosa. Mi sono trovato subito bene. Ho sempre avuto il pallino della pubblicità e di fare l'editore. Cosa che poi ho fatto con le riviste Rombo, Mondo Barca e Mondo sommerso. Attività cui pensavo fin da ragazzo. Al mio paese, Casalmaggiore, a 15 anni redigevo dei giornaletti che mi ripagavo con la pubblicità: “Casalmaggiore produce”, “Cremona produce”, “Mantova produce”, “Parma produce”, che poi distribuivo gratuitamente nei bar».
Come ha influenzato le tante iniziative imprenditoriali future questa attività editoriale?
«Lavorare per i giornali, mi è servito ad avere la pazienza di cercare di capire tutti. Proprio in seguito a quella mia attività, ho incontrato e conosciuto i maggiori costruttori di Milano e, nel 1963, Silvio Berlusconi. Era un momento di crisi. Non si vendeva nulla. Berlusconi era l'unico entusiasta di quel momento. C'era molto da fare. Occorreva costruire città satelliti con tanto verde. Sinceramente avevo giudicato Berlusconi un megalomane futurista senza visione della realtà. Poi, invece, ho capito che Berlusconi, nella sua vita, non ha mai improvvisato nulla, ma ha sempre pianificato ogni sua attività. Aveva una grande intelligenza. Quando pianificava un progetto riusciva a prevedere tutti gli intralci e le rotture di scatole. Siamo diventati grandi amici».
Mai venuto in mente di entrare in politica?
«Mai. Ho un brutto carattere: se voglio fare una cosa devo essere io a decidere. Applaudo i politici che riescono a sacrificare una parte della loro vita all'interesse comune. Per il resto vale il motto “Ufelé fa ul to' mestè”, vale a dire “pasticciere fai il tuo mestiere”: cioè ognuno faccia quello di cui è capace».
Lei è un uomo di grande successo. C'è qualcosa di diverso o di più che avrebbe voluto fare?
«Ho sempre fatto, e ottenuto, ciò che ho desiderato. Ho sempre lavorato per il piacere di lavorare, non per soldi. Per me il lavoro è stato, ed è ancora, un gioco divertente».
Lei è stato un campione della motonautica, dove ha vinto un Mondiale, cinque Europei di offshore e ha stabilito il record di 85 vittorie. Cosa ricorda di quel periodo?
«Uno sport che mi ha dato molto e mi ha cambiato la vita. Grazie ad esso ero conosciuto da tanta gente. Ma mi ha anche tolto molto. Didier Pironi è morto in corsa, davanti a me. Altra tragedia, due statunitensi che si sono inabissati rimanendo bloccati sul fondo da un cavo che portava la corrente elettrica di fronte a Cuba...».
Lei è un frequentatore della Riviera e soprattutto di Bordighera. Come nasce questa predilezione?
«Ho girato abbastanza il mondo, ma la Riviera di Ponente è l'angolo che adoro. Da giovane ero stato direttore alle vendite dell'Immobiliare Castello. Per lavoro, la prima volta che sono arrivato a Bordighera ne sono rimasto affascinato. Già uscendo dall'autostrada e scendendo in città avevo ammirato il piano regolatore e tutte quelle case che non superavano i tre piani. I cittadini di Bordighera non accettano volentieri i turisti, a meno che non siano riservati e rispettosi. Apprezzo il microclima, il mare pulito, le persone. Mi danno del tu, molti mi chiamano, ma non riconosco tutti».
La sua meravigliosa e principesca villa di Bordighera, leggiamo sui giornali, è in vendita a 50 milioni. Conferma?
«Tutto è in vendita e nulla è in vendita. Nessuno ha avuto un incarico per cederla».
Le sue altre passioni, oltre al lavoro, gli hobby?
«La pittura, l'arte. Sono un grande estimatore del maggiore pittore del '900, Pablo Picasso, poi De Chirico e altri ancora. Ho anche investito in giovani pittori. Una volta mi piacevano molto le auto, avevo anche una collezione di 28 Ferrari d'epoca. Adesso non mi interessano più; per me sono solo un mezzo di trasporto».
Il discorso scivola, pur senza averlo richiesto, su qualche difficoltà incontrata nel suo cammino...
«Sono stato affetto - rivela Della Valle - da maculopatia. Vedevo in modo confuso. Mi hanno fatto 28 punture all'interno dell'occhio: la cura è andata bene. La mia fortuna è stata, nella vita, di inventare un lavoro e aver venduto 20mila appartamenti tra Milano, Roma, Firenze e Genova. Ed è stata anche una botta di fortuna perdere 2.160 miliardi di vecchie lire, non in sale da gioco, ma solo per una questione politica (sul finire degli anni ‘90, ndr). Ho iniziato a vivere di nuovo. E la grande fortuna, poi, è stata incontrare mia moglie Luana, che mi ha insegnato a fare il marito e il padre, che non sapevo fare».
Da Luana Ravegnini, Della Valle ha avuto Adele Maria. Che si è aggiunta agli altri suoi due figli, Marco e Marella.
«Il buon Dio è stato generoso con me, perché mi ha dato tre figli meravigliosi, Marco, Marella e Adele Maria, e tre nipoti splendidi, che mi stanno dando grandi soddisfazioni».
Fra le molte attività nelle quali ha spaziato l'imprenditore, ci sono anche aspetti curiosi. Ad esempio i primi cellulari senza antenna e colorati li ha creati lui, con Michele Alboreto. I telefonini "Ferrari". Altra sua intuizione, il costo dell'assicurazione delle auto in relazione al consumo e al chilometraggio. Ed è stato amministratore della Giorgio Armani per tre anni, nonché socio al 25%.
Infine un'ultima rivelazione:
«Sono un uomo di grande fede. Sono praticante, vado a messa. Chi vive senza fede vive una vita inutile».