L'intervista

Il "paese ritrovato" compie 7 anni: a Monza il villaggio dedicato alla cura di persone con Alzheimer e demenza

Un’esperienza eccezionale iniziata esattamente 7 anni fa, che restituisce valore alla vita degli ospiti. Era il 24 febbraio 2018 quando veniva inaugurato a Monza questo innovativo borgo che offre ai suoi 64 residenti un ambiente sicuro e stimolante, con appartamenti protetti, una piazza, un caffè, negozi e un cinema, permettendo loro di vivere una vita quotidiana il più normale possibile, compatibilmente con la malattia.

Il "paese ritrovato" compie 7 anni: a Monza il villaggio dedicato alla cura di persone con Alzheimer e demenza
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“Il paese ritrovato” è il primo, e finora unico, villaggio in Italia dedicato alla cura di persone con Alzheimer e demenza.

A Monza il "paese ritrovato" compie 7 anni

Un’esperienza eccezionale iniziata esattamente 7 anni fa, che restituisce valore alla vita degli ospiti. Era il 24 febbraio 2018 quando veniva inaugurato a Monza questo innovativo borgo che offre ai suoi 64 residenti un ambiente sicuro e stimolante, con appartamenti protetti, una piazza, un caffè, negozi e un cinema, permettendo loro di vivere una vita quotidiana il più normale possibile, compatibilmente con la malattia. Per celebrare questo importante compleanno la cooperativa sociale La Meridiana, che gestisce “Il paese ritrovato” e altre realtà, ha organizzato diverse iniziative che vogliono anche essere un modo per ringraziare cittadini, imprese, associazioni e fondazioni che hanno contribuito al successo dell’iniziativa perché, come sottolinea il vicepresidente della coop, Marco Fumagalli,

«il sostegno della comunità è stato fondamentale per creare un modello di cura che promuove la socializzazione e contrasta la solitudine, migliorando la qualità della vita delle persone con demenza».

Con Fumagalli abbiamo fatto il punto di un’esperienza promossa dalla cooperativa che vede come presidente Roberto Mauri e direttore Fulvio Sanvito.

Nel 2028 siete stati i pionieri di questa iniziativa che ha avuto una vasta eco a livello nazionale, eppure a distanza di tempo è ancora l’unica esperienza di questo tipo.

«È vero, “Il paese ritrovato” non è stato replicato in altri luoghi d’Italia, ma sono moltissimi gli enti e le associazioni che lo hanno visitato in questi anni e si sono confrontati con l’equipe del Paese. C’è stato interesse verso un diverso approccio alla cura, ma anche a replicare l’iniziativa da un punto di vista architettonico. Sono, però, processi lenti, a volte ulteriormente rallentati da difficoltà burocratiche e dal reperire finanziamenti per partire. Penso, comunque, sia importante che il Paese sia diventato una sorta di volano per dare un diverso significato alla cura delle persone con disturbi neurocognitivi».

Quindi, il Paese non è stato replicato, ma l’interesse verso questa esperienza non è certo mancato.

«In questi 7 anni abbiamo avuto più di 350 visite tra Enti, istituzioni, Rsa, organizzazioni di vario tipo. Abbiamo prodotto un docufilm e fatto un tour in tutta Italia con oltre 40 tappe».

Avete dato vita anche a una Easy tv, Isidora.

«Sì, si tratta di una web tv che si prende cura degli anziani, con programmi pensati e realizzati su misura delle esigenze delle persone con demenza».

Una web tv che non è però rimasta all’interno del Paese ritrovato.

«No, assolutamente. Abbiamo deciso di mettere questo patrimonio unico a disposizione di altre strutture, in modo da fornire un prezioso supporto agli educatori di Rsa e centri diurni».

In piena pandemia avete poi presentato il robot Nao, che sapeva addirittura raccontare barzellette.

«In effetti non ci siamo mai fermati, neanche durante i duri anni del Covid, che anzi ci hanno spronato a trovare soluzioni nuove. Il robot, che in sostanza è un mediatore emozionale tra il malato di Alzheimer e l’operatore, aiuta gli anziani a rallentare il decadimento cognitivo e a ridurre le disabilità nel quotidiano. Dopo l’esperienza nel Paese ritrovato lo abbiamo spostato alla Rsa San Pietro e lì stiamo implementando alcune attività, anche grazie all’intelligenza artificiale; un progetto che coinvolge anche l’Università Cattolica di Milano».

Perché la decisione di portarlo nella Rsa che fa sempre riferimento alla vostra cooperativa?

«Perché gli ospiti del Paese ritrovato hanno già molte stimolazioni e fanno tante attività che di anno in anno vengono implementate, grazie anche all’apertura al territorio. Facciamo sempre in modo che le nostre attività vengano conosciute a Monza e dintorni, dove vengono sempre ben accolte. La trasposizione cinematografica dello spettacolo teatrale degli ospiti promosso in occasione di questo compleanno ha fatto registrare subito un sold out, tanto che abbiamo pensato di riproporla intono alla metà di marzo. Abbiamo optato per il film per evitare agli ospiti del Paese le difficoltà della diretta e della ripresa dal vivo».

Non vi fermate mai insomma, altri progetti nel cassetto?

«Ce ne sono molti, riguardano soprattutto la proiezione verso l’esterno del Paese, quindi l’accessibilità a musei, la possibilità di frequentare luoghi a noi vicini per commissioni. L’obiettivo è sempre quello di favorire un’integrazione nella vita quotidiana del Paese ma anche della comunità della quale facciamo parte. Poi abbiamo un progetto con l’associazione culturale RiScatti, un sodalizio che attraverso la fotografia realizza progetti per promuovere l’integrazione sociale e dare un’opportunità di riscatto a chi soffre o a chi nella vita è rimasto indietro».

Far quadrare i conti è sempre difficile?

«Purtroppo sì. Tuttavia siamo fiduciosi perché negli anni la nostra credibilità si è consolidata e sappiamo di poter contare sul supporto di tanti Enti e Associazioni».