Giorgio Rocca: "La sfida delle Olimpiadi potrà farci fare un salto di qualità a tutti i livelli"
«Se tutto verrà fatto nel migliore dei modi, il valore aggiunto sarà rappresentato dalle infrastrutture che rimarranno e non parlo solo di quelle sportive. L’eredita sarà rappresentata da nuove strade e nuovi collegamenti che faciliteranno l’accesso alla montagna ai turisti. Tante opere sono già state fatte e altre verranno ultimate entro il 2026: noi abbiamo bisogno di tutto ciò».

È stato uno dei migliori interpreti dello Slalom speciale; ha vinto 11 gare di Coppa del Mondo di Sci, una Coppa del Mondo di specialità ed è salito per 22 volte sul podio; ha conquistato 3 medaglie di bronzo ai mondiali di Sankt Moritz e Bormio/Santa Caterina; ha partecipato ai Giochi Olimpici invernali di Salt Lake City nel 2002 e a Torino nel 2006, dove ha pronunciato il giuramento olimpico a nome di tutti gli atleti, mentre alle Olimpiadi di Vancouver (2010) e a quelle di Soci (2014) è stato commentatore per Sky. Un palmares che poteva essere molto più ricco se non avesse avuto diversi guai fisici. Giorgio Rocca, 49 anni, dopo aver ottenuto l’abilitazione di allenatore federale di sci alpino, oggi si divide tra Lugano, Sankt Moritz e Livigno dove ha avviato una rinomata Ski Academy, tanto da essere stato ribattezzato il “maestro dei vip”, visto che si affidano a lui personaggi del mondo dello spettacolo come Maria De Filippi e Michelle Hunziker, e del mondo dell’impresa come Nerio Alessandri e Remo Ruffini.
Che atmosfera si respira dalle sue parti in vista delle Olimpiadi di Milano Cortina?
«In Valtellina - e in particolare a Livigno - registro un grande entusiasmo e una convinta consapevolezza che questa sfida possa farci fare un salto di qualità a tutti i livelli. Nel Piccolo Tibet, soprattutto tra i responsabili di Livigno Next e gli impiantisti, si stanno preparando al meglio realizzando tutte le opere necessarie, a partire dai due nuovi impianti di risalita, per accogliere nel migliore dei modi atleti, delegazioni e turisti. Poi c’è anche qualche timore per il mese in cui si svolgeranno le gare, ma è decisamente più forte la prospettiva che le nostre località di montagna possano essere viste e apprezzate anche da Paesi dove siamo poco noti o addirittura non ci conoscono, mi riferisco soprattutto a mercati nuovi e ricchi come gli Usa e l’Asia».
Quale sarà il valore aggiunto di questo grande evento per l’Italia del Nord Est, alla luce del fatto che questa straordinaria manifestazione coinvolgerà 3 Regioni e 2 province autonome?
«Se tutto verrà fatto nel migliore dei modi, il valore aggiunto sarà rappresentato dalle infrastrutture che rimarranno e non parlo solo di quelle sportive. L’eredita sarà rappresentata da nuove strade e nuovi collegamenti che faciliteranno l’accesso alla montagna ai turisti. Tante opere sono già state fatte e altre verranno ultimate entro il 2026: noi abbiamo bisogno di tutto ciò».
E della Valtellina in particolare, visto che molte gare si terranno tra Bormio e Livigno?
«Durante i Giochi Olimpici avremo un turismo sportivo di alto livello e un pubblico nuovo che non ci conoscono benissimo e che - se saremo bravi - ci faranno da ambassador in giro per il mondo. E non dimentichiamo Milano dove siamo già conosciuti e dove sicuramente riusciremo a rafforzare il brand Valtellina».
Quali sono i valori dello sport e in particolare delle Olimpiadi invernali?
«Chi partecipa ai Giochi Olimpiadi sa già di essere a un livello altissimo, di essere uno degli atleti più forti al mondo e quindi è in grado di far percepire che per raggiungere livelli di eccellenza occorre serietà, impegno, determinazione, costanza, ma non sono solo questi i valori. Le Olimpiadi sono un momento molto sentito da tutti di grande inclusività, di interazione con le Paraolimpiadi, di far play, di amicizia tra atleti di diverse nazioni e culture, anche tra Paesi che in questo momento si trovano a subire conflitti di vario genere. Non dico che rappresentano anche un messaggio di pace, ma di certo sono un veicolo di maggiore amicizia, bellezza, condivisione e serenità».
Qualcuno recentemente ha parlato della pericolosità della pista Stelvio di Bormio. Qual è il suo giudizio?
«Stiamo scherzando? La Stelvio è una delle più affascinanti, belle e difficili piste del mondo. Queste polemiche pretestuose sono state innescate quest’anno perché ci sono stati quattro incidenti consecutivi, ma si tratta di un caso, anche per colpa forse di una neve poco omogenea, di qualche errore commesso dagli atleti coinvolti e una buona dose di sfortuna. Poi il rischio fa parte della vita di noi atleti. La Stelvio non si tocca! La conosco dal 1985, ma le gare di discesa si svolgevano a Bormio da prima. L’ho fatta anch’io; oggi è più veloce di allora, è una pista cazzuta per atleti cazzuti».
Chi sono i suoi atleti favoriti?
«Federica Brignone per come sta sciando oggi: se confermerà questo trend ci regalerà nuove e grandissime soddisfazioni. Poi Sofia Goggia che, grazie alla sua cattiveria agonistica e alla capacità di recuperare, farà di tutto per tornare protagonista. Vedo in ripresa anche Dominik Paris che sta facendo un ottimo finale di stagione, così come Mattia Casse. Non dimentichiamo infine atleti bravissimi di discipline meno note: il freestyle con Flora Tabanelli e Jole Galli, lo snowboard con Daniela Romeri, lo sci di fondo con Dorotea Wierer e Federico Pellegrino. L’Italia saprà fare bene pure dal punto di vista agonistico».