Caos treni regionali, i pendolari si uniscono per far sentire la loro voce
Ai tavoli con i gestori delle reti e dei trasporti si siedono i rappresentanti dei pendolari.

Caos treni regionali nel Nord Ovest: i pendolari si uniscono per far sentire la loro voce.
Il fronte comune dei pendolari di fronte al caos sui treni regionali
I pendolari, si sa, fanno fronte comune per ovviare a disagi e drammi quotidiani che si consumano sulle linee ferroviarie: attivano chat di passeggeri che frequentano una determinata linea o uno specifico convoglio per aggiornarsi su ritardi, cancellazioni e magari organizzarsi con auto sostitutive comuni. Creano pagine social specifiche, organizzano proteste, raccolgono dati ma soprattutto, attraverso i Comitati si accreditano ai Tavoli tecnici regionali per far sentire la propria voce.
Il coordinamento mobilità integrata e sostenibile riunisce più comitati
Il Comis (Coordinamento mobilità integrata e sostenibile) riunisce più comitati e lavora da oltre cinque anni per porre attenzione sulle problematiche dell’intera rete piemontese.
«Molte derivano spesso da cause infrastrutturali - esordisce Fulvio Bellora, presidente Comis - dalla mancanza di energia, ai passaggi a livello che non si abbassano al momento deputato, ai cantieri, alla mancata manutenzione ordinaria. A questo si aggiunge il materiale obsoleto che si guasta. I nuovi contratti regionali stanno inserendo mezzi nuovi ma siamo ancora a metà della fornitura e il materiale che viaggia spesso non è pulito: solo per citare un esempio, sulla linea di Caselle in questi giorni abbiamo trovato il nocciolo di una pesca... frutto non proprio di stagione che fa pensare a come la pulizia si sia fermata all’estate. Treni moderni e in orario migliorerebbero la qualità della vita dei pendolari ma anche dei turisti, senza dimenticare che servono investimenti per adeguare i trasporti pubblici all’utilizzo di disabili, genitori con passeggini o anche solo persone con le borse della spesa mentre invece le pedane non funzionano, gli ascensori non ci sono, l’altezza tra marciapiede e treno è elevata».
"Ci sono intere aree scoperte"
Bellora cita i ritardi (in media tra i 15 e i 30 minuti) sulla Torino-Milano a causa dei cantieri che limitano le corse a Porta Garibaldi, una stazione non adeguata ad accogliere un flusso di passeggeri pari alla Centrale, nonché le corse eliminate (la prima del mattino e l’ultima della sera) causa Covid e mai più ripristinate. «Ci sono poi intere aree “scoperte” soprattutto nei giorni festivi e penso a Ovada, Casale, Nizza Monferrato». Oltre alla constatazione che, spesso, al disservizio si somma una mancata comunicazione di quanto avviene e avverrà, molto frustrante. E accanto a tutto questo, si pone l’annoso problema del rincaro costante delle tariffe.
«La maggior parte degli utenti è scontenta degli aumenti, è ovvio, ma non pochi ci hanno confermato che sarebbero anche disposti a pagare qualcosa in più a fronte però di un servizio efficiente e puntuale - continua Bellora - Gli abbonamenti annuali sono arrivati a costare 1.000-1.200 euro e molti hanno rinunciato allo sconto derivante dal pagare in anticipo perché non possono permettersi di sborsare una cifra così elevata in un’unica soluzione. Nel 2022-2023 il rincaro è stato del 6%, davvero troppo. La Lombardia ha una situazione ben diversa, con l’abbonamento unico regionale molto meno oneroso e anche più facile da utilizzare».
Uno scenario che si ripercuote sull’esistenza quotidiana di studenti e lavoratori: le giustificazioni terminano, i minuti persi in timbratura vanno recuperati, le coincidenze si perdono: «Arrivare a casa più tardi del previsto comporta magari supermercati chiusi e quindi impossibilità di fare la spesa, o la necessità di ingaggiare una baby sitter per recuperare i figli a scuola o alle attività extra - continua - ma anche lo stare fuori casa 10 ore per lavorarne 4 non è sostenibile. Uno spreco. Si annunciano spiragli di miglioramento per il 2025, speriamo siano reali».