La storia

Il ricordo di quando l'Italia rombava con le Moto Galloni

L’apice della sua parabola la Moto Galloni lo trovò con il pilota romano Alfredo Panella, che nel 1926 divenne campione d’Italia proprio in sella a una 250cc Galloni.

Il ricordo di quando l'Italia rombava con le Moto Galloni
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Quando in Italia rombavano le Moto Galloni tra le due guerre: la storia recuperata dagli appassionati.

Il ricordo del rombo delle Moto Galloni in Italia tenuto vivo dagli appassionati

È una storia persa tra le pieghe del tempo, ma che riemerge grazie al lavoro di un gruppo di appassionati di storia locale quella di Alberto Galloni e della motocicletta che portò il suo nome nell’olimpo del motociclismo delle origini. L’uomo nacque nel 1890 a Romanengo di Crema, e fin da ragazzino sviluppò una forte passione per i motori e la meccanica. Dopo il diploma venne assunto alla Breda Trebbiatrici. Il primo esemplare di una motocicletta costruito da Alberto Galloni fu il frutto della condivisione della passione per le moto con l’amico Aldo Piscia, che assieme al fratello Ferruccio faceva parte della famiglia di proprietari di una società elettrica della zona del lago d’Orta, nell’alto Piemonte (la “Società Elettrica del Pellino”), appassionati pure loro di meccanica.

Lo raccontò lo stesso Alberto Galloni in un'intervista a una rivista dell'epoca

Fu lo stesso Galloni che raccontò nel corso di un’intervista alla rivista Motociclismo, pubblicata il 9 gennaio 1926, di come già nel 1911 volesse acquistare una motocicletta ma “Gli venne con l’amico Piscia – si legge sulla rivista dell’epoca - l’idea balzana di costruirsela da sé. E così mentre i due amici erano seduti al tavolino di un caffè, chiesero al cameriere un pezzo di carta e iniziarono a disegnare una macchina razionale e sicura”. La moto, equipaggiata con un motore monocilindrico a quattro tempi, con una cilindrata tra i 350 e i 500 cc, fu contraddistinta dalla sigla P.G. (Piscia-Galloni). L’inizio della prima guerra mondiale però fece saltare tutti i loro progetti. Il mercato delle motociclette nei primi anni ‘20 era dominato dalle marche inglesi, nonostante fossero già parecchie le case italiane costruttrici. Galloni con il suo marchio arrivò a piazzarsi in fretta nel mercato, grazie agli ottimi risultati sportivi che raggiunse quasi subito con le sue motociclette.

Il primo record conquistato nel 1919

E’ nel 1919 che infatti la moto Galloni conquista subito un record: per conquistare il mercato, l’imprenditore punta tutto per raggiungere risultati sportivi. Una delle prime motociclette prodotte dalla “Società anonima Moto Galloni – Borgomanero”, creata da Galloni con l’investimento di tutti i suoi risparmi, nei primi mesi del 1919 è sulle piste di Monza, dove con la guida del pilota Miro Maffeis, si aggiudica alcuni record di velocità, scalzando dal podio l’inglese “Norton” e la tedesca “D.K.W.”. E’ così che inizia la parabola della “piccola” Moto Galloni, arrivata a ritagliarsi un posto tra le grandi case motociclistiche internazionali dell’epoca. Galloni infatti grazie ai primi incoraggianti risultati decide di lanciarsi nel mondo delle competizioni sportive, che allora si svolgevano nel milanese oltre che nell’Alto Piemonte, competizioni caratterizzate da notevolissime rivalità tra case produttrice diverse, spesso dovute anche a interessi finanziari più o meno nascosti.

I successi raggiunti negli anni '20

Negli anni ‘20 le Moto Galloni inanellano una serie incredibile di risultati sportivi, tanto che la rivista “Motociclismo” dedica più volte la copertina alla casa di Borgomanero, al suo costruttore e ai suoi piloti. Nello specifico Galloni spinse l’acceleratore sulla via dei record di velocità: oltre ai risultati di Maffeis, fu con il pilota Gino Zanchetta che dimostrò le possibilità del mezzo, affermandolo così sul mercato. Zanchetta ottenne il record italiano di velocità in sella alla 750cc: sul rettifilo tra Borgomanero (città in provincia di Novara dove le Galloni venivano ideate e costruite dall’inizio alla fine) e un centro limitrofo (sterrato e disconnesso) raggiunse la velocità nel km lanciato di 132,352 km/h.

L'apice venne raggiunto con il pilota romano Alfredo Panella

L’apice della sua parabola la Moto Galloni lo trovò con il pilota romano Alfredo Panella, che nel 1926 divenne campione d’Italia proprio in sella a una 250cc Galloni. La fabbrica in quegli anni arrivò ad occupare fino a 175 operai, e produceva la bellezza di 150 macchine al mese. Nel 1926 Panella vinse la bellezza di 18 gare su 20 disputate, ma l’anno successivo alcuni problemi di carattere finanziario causarono la temporanea chiusura della ditta Galloni, che divenne “Società anonima Officine Meccaniche Galloni & C. - Borgomanero”. Un’operazione di rifinanziamento permise alla fabbrica di tornare a produrre le 250, 350 e 500 cc. Ma il danno ormai era fatto: a causa della crisi il pilota Panella passò alla torinese Ladetto & Blatto, per poi approdare alla Moto Guzzi, dove proseguì la sua carriera affermandosi nel panorama nazionale. Nel 1929 la grande crisi non aiutò la ditta borgomanerese, che avviò in quel momento un lento declino. Con un gruppo di operai Alberto Galloni tentò di costituire una nuova società, la “S.A. Candele e Motori”, ma la crisi economica del tempo determinò anche la chiusura di questa nuova esperienza.

Le prove di ripresa del dopoguerra

Galloni durante la seconda guerra mondiale tornò a produrre materiale bellico con la SAFOR, e a guerra finita con il figlio Giuseppe tentò di tornare sul mercato motociclistico con un ciclomotore, ovviamente rosso, chiamato “Galletto”. La produzione però non ebbe molta fortuna, e dopo un paio d’anni chiuse. Alberto Galloni morì il 1 febbraio del 1966 a 76 anni. lla figura di Alberto Galloni e della sua impresa, che per la città di Borgomanero fu davvero epocale, nel 2014 è stato dedicato un libro da Fabio Valeggia e Mauro Borzini, in occasione del centenario della prima moto Piscia-Galloni, che raccoglie la storia e le curiosità sui modelli (e dal quale sono state tratte le immagini per gentile concessione degli autori). Modelli che sono ancora presenti nelle collezioni private degli appassionati e in qualche museo.