E’ in Lombardia che si concentra il maggior sforzo economico delle micro e piccole imprese per l’approvvigionamento energetico.
L’approvvigionamento energetico è sempre più pesante per le imprese lombarde
Nello specifico, secondo un’indagine di Confartigianato, i piccoli imprenditori lombardi la bellezza di 1.021 milioni di euro nel primo semestre del 2025, il 18,9% del totale nazionale e pari allo 0,22% del Pil regionale. La seconda regione nella classifica di quelle dove l’energia costa di più è il Veneto, dove gli imprenditori hanno dovuto sborsare 563 milioni di euro – sempre nei primi 6 mesi dell’anno – il 10,4% del totale nazionale e il 0,31% del Pil regionale. Seguono poi l’Emilia-Romagna con 496 milioni (9,2%), pari a 0,27% del Pil e la Puglia con 410 milioni (7,6%), pari a 0,47% del Pil del territorio.
Il sistema di imprese preso in considerazione è quello con consumi che arrivano fino alla soglia dei 2.000 Mwh: è il sistema delle micro e piccole imprese che vede la propria competitività messa alla prova in modo molto serio dall’entità dell’extracosto che deve sostenere per approvvigionare l’energia elettrica.
«L’Italia – così da Confartigianato – è la seconda economia manifatturiera dell’Unione europea, ma sale al primo posto per occupati nelle micro e piccole imprese manifatturiere. La competitività di questo sistema di imprese è compromessa dall’elevato costo dell’energia. Nel primo semestre 2025 il prezzo dell’energia elettrica pagato nelle classi di riferimento delle MPI in Italia è pari a 28,46 centesimi di euro al KWh e supera del 24,3% la media UE di 22,90 centesimi, risultando il più elevato tra le prime dieci economie manifatturiere europee. Applicando il differenziale di prezzo con le imprese dell’UE a 27 per le rispettive classi di consumo, si stima che le imprese con consumi inferiori a 2.000 MWh pagano un extracosto di 5.393 milioni di euro. Le imprese più penalizzate sono quelle di minor dimensione: le imprese con consumi inferiori a 20KWh, che pagano un prezzo dell’energia elettrica del 34,5% superiore alla media UE, sono gravate da un extracosto di 2.492 milioni di euro».
La situazione provinciale
Lo studio di Confartigianato rivela anche la distribuzione dell’extra costo per l’energia elettrica a livello provinciale sempre nei settori delle micro e piccole imprese: superano i 100 milioni di euro a Brescia, dove sono 192 milioni di euro (il 3,2% del totale, lo 0,38% del Pil della Provincia); Milano con 177 milioni di euro (3,3% del totale, pari a 0,08% del Pil provinciale); Napoli con 155 milioni di euro (2,9% del totale, lo 0,23% del Pil provinciale); Taranto con 144 milioni di euro (2,7% del totale, 1,18% del Pil provinciale); Bergamo con 143 milioni di euro (2,6% del totale, lo 0,33% del Pil provinciale); Torino con 129 milioni di euro (2,4% del totale, 0,16% del Pil provinciale); Verona con 119 milioni (2,2% del totale, con 0,33% del Pil provinciale); Vicenza con 100 milioni di euro (1,8% del totale, lo 0,29% del Pil provinciale); Treviso chiude la classifica delle province a 100 milioni di euro (l’1,8% del totale, pari allo 0,3% del Pil provinciale).
In Italia le MPI spendono il 68% in più rispetto alla media UE
L’intervento di Confartigianato rileva una decisa discrepanza tra l’Italia e la media dei Paesi UE: «Sul divario di costo pesa un carico per accise e oneri elevato e squilibrato – Nel primo semestre del 2025 il prelievo fiscale e parafiscale sul costo dell’energia elettrica per le MPI in Italia supera del 68,0% quello medio europeo. Sono più penalizzate le imprese con consumi entro i 20 MWh, dove il gap arriva al 92,5%, oscilla tra il 35 e il 65% per consumi fino a 20.000 MWh, mentre il divario diventa relativamente vantaggioso per le imprese italiane di maggiore dimensione con consumi più elevati. Sulla base di questo andamento, il carico fiscale e parafiscale sull’elettricità acquistata dalle imprese nella prima classe di consumo (fino a 20 MWh, classe IA) è 17,9 volte quello nella classe di consumo più elevata (oltre 150.000 MWh, classe IG), ampiamente superiore alle 4,0 volte registrate nella media UE».