L'indagine

L’intelligenza artificiale rischia di diventare il nuovo psicologo

«Tra psicologi ce ne siamo resi conto in molti – ha affermato Elvis Mazzoni, professore di psicologia all’Università di Bologna intervistato da Il Post - le persone usano sempre di più le intelligenze artificiali per parlare dei propri problemi psicologici, ed è una cosa che riguarda soprattutto gli adolescenti».

L’intelligenza artificiale rischia di diventare il nuovo psicologo

Come la mettiamo con l’Intelligenza artificiale? Per molti boomer è ancora qualcosa di poco noto; i nostri adolescenti, però, non solo la conoscono molto bene, ma è ormai diventata uno dei loro principali confidenti. Una situazione che preoccupa perché non abbiamo ancora ben chiaro quali siano le indicazioni che l’Intelligenza artificiale possa fornire ai ragazzi e, soprattutto, quali possano essere le conseguenze. Il caso di Adam Raine, il sedicenne della California che si è tolto la vita l’11 aprile scorso dopo aver chiesto indicazioni a ChatGpt, utilizzandolo come un consulente psicologico, ha suscitato non poco turbamento.

Infanzia a rischio, quando l’intelligenza artificiale diventa il nuovo psicologo

Secondo l’Atlante dell’Infanzia a rischio in Italia di Save the Children, infatti, il 41,8% dei ragazzi e delle ragazze tra i 15 e i 19 anni intervistati afferma di essersi rivolto a strumenti di Intelligenza artificiale per chiedere aiuto in momenti in cui si sentiva triste, solo/a o ansioso/a. Una percentuale simile, oltre il 42%, per chiedere consigli su scelte importanti da fare (relazioni, sentimenti, scuola, lavoro). Non solo: l’uso di questi strumenti è considerato fondamentale dal 49,1% degli adolescenti intervistati e il 47,1% pensa che un uso maggiore lo/la aiuterebbe molto nella sua vita personale. La caratteristica più apprezzata dell’IA tra gli adolescenti è il fatto che “è sempre disponibile” (28,8%), ma anche (14,5%) che “mi capisce e mi tratta bene” e “che non mi giudica” (12,4%). Sembra proprio il quadro del “genitore ideale” dal punto di vista di un adolescente e non certo dal punto di vista di una corretta educazione; Platone diceva «beati i figli dei genitori capaci di dire no»; e il celebre sociologo e psichiatra Massimo Crepet lo ribadisce spesso: «I genitori di oggi hanno paura di dire dei no, ma è proprio attraverso i no che si educa».

D’altronde, i chatbot basati sull’Intelligenza artificiale come ChatGPT sono programmati per usare toni amichevoli, rispondere sempre e con gentilezza senza mai giudicare. Ecco perché agli adolescenti piace parlare coi chatbot anche di argomenti confidenziali.

«Tra psicologi ce ne siamo resi conto in molti – ha affermato Elvis Mazzoni, professore di psicologia all’Università di Bologna intervistato da Il Post – le persone usano sempre di più le intelligenze artificiali per parlare dei propri problemi psicologici, ed è una cosa che riguarda soprattutto gli adolescenti».

Inoltre, sempre secondo l’Atlante di Save the Children, il 58,1% degli utilizzatori dell’IA ha chiesto consigli su qualcosa di serio e di importante per la propria vita (il 14,3% spesso, il 43,8% qualche volta), il 63,5% ha trovato più soddisfacente confrontarsi con uno strumento dell’IA che con una persona reale (il 20,8% spesso, il 42,7% qualche volta).
«Dalle voci degli adolescenti raccolte con l’Atlante emergono richieste concrete alle quali dare risposta: è necessario promuovere il benessere psicologico e potenziare la rete dei servizi per la salute mentale per l’età evolutiva su tutto il territorio nazionale – ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice del Polo Ricerche di Save the Children – È necessario anche che la scuola assuma tra le sue funzioni costituenti quella di assicurare il benessere psicologico e di educare alle relazioni, all’affettività e alla sessualità».