L'indagine

Ombre mafiose sul gioco d’azzardo: i risultati del rapporto 2025 di Libera

Il gioco d’azzardo non è “solo” una forma di svago. Già nel 2002, l’allora capo della Polizia, il prefetto Antonio Manganelli, intuì la necessità di considerare il settore dei giochi e delle scommesse come uno degli ambiti privilegiate di influenza e di aggressione della criminalità organizzata di tipo mafioso.

Ombre mafiose sul gioco d’azzardo: i risultati del rapporto 2025 di Libera

Il gioco d’azzardo non è “solo” una forma di svago. Già nel 2002, l’allora capo della Polizia, il prefetto Antonio Manganelli, intuì la necessità di considerare il settore dei giochi e delle scommesse come uno degli ambiti privilegiate di influenza e di aggressione della criminalità organizzata di tipo mafioso. Libera ha presentato «Azzardomafie 2025. Numeri, storie, affari del Paese tra gioco legale e gioco criminale» e don Luigi Ciotti, nella sua premessa, ha definito un panorama quanto mai preoccupante.

Ombre mafiose sul gioco d’azzardo: il rapporto di Libera 2025

Analizzando le relazioni della Direzione Nazionale Antimafia e della Direzione Investigativa Antimafia, pubblicate tra il 2010 e il 2024, infatti, risultano 147 clan censiti che hanno operato in attività di business sia illegali che legali, con il coinvolgimento di 25 Procure Antimafia, 16 regioni coinvolte. E’ la Campania a guidare la classifica con 40 clan che hanno messo le mani sul gioco d’azzardo, seguita dalla Calabria con 39 clan e dalla Sicilia con 38. Nel Nord “primeggiano” Liguria e Piemonte con 9 clan ciascuna. Per la Liguria sono i Madonia, Fucci, Macrì, Nucera, Rodà, Raso, Gullace, Parrello, Findaca e la mafia albanese; per il Piemonte sono i Crea, Agresta, Marando, Arone, Bonavota, Defina, Serratore, Pelle, Lo Piccolo. In Lombardia sono 6 i clan: Cursoti, Milanesi, Valle-Lampada, De Stefano, Trovato Mazzaferro, Megna.

In 3 anni 15 interdittive antimafia emesse da 6 prefetture del Nord

Secondo i dati dell’Agenzia Nazionale dei beni sequestrati e confiscati, tra le 125 aziende confiscate alle mafie appartenenti al settore “Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento”, più della metà (70) riguardano sale gioco e scommesse: prima regione al Nord sempre la Liguria con 4 sale confiscate. Nel periodo 2023-2025 sono state emesse 15 interdittive antimafia da sei prefetture del Nord. In numeri assoluti, in testa alla classifica di chi spende di più in azzardo c’è la Lombardia, con 24 miliardi e 841 milioni (fisico 12 miliardi e 455 milioni, online 12 miliardi e 386 milioni). Seguono Campania, Lazio e Sicilia. Ma se rapportiamo questi dati totali alla popolazione di ciascuna regione, la classifica cambia molto: sul podio Campania, Abruzzo e Molise. Nel 2024 i romani hanno giocato ben 8 miliardi e 330 milioni, 597 milioni in più rispetto al 2023, quando ne avevano giocati 7 miliardi e 733 milioni. Si tratta di un incremento del 7,1%, superiore a quello nazionale. Al secondo posto c’è Milano con 3 miliardi e 947 milioni, al terzo Napoli con 3 miliardi e 453 milioni, entrambe meno della metà della Capitale; Torino si ferma a 2 miliardi e 172 milioni. Cresce l’utilizzo dei giochi online ma al Nord resta in testa ancora il gioco fisico.

«Come Libera, inoltre, abbiamo analizzato le normative regionali, in vigore a luglio 2025, attraverso una griglia di indicatori ritenuti essenziali per una regolamentazione efficace del gioco legale – spiega don Ciotti – L’analisi restituisce una mappa disomogenea del Paese, in cui si distinguono regioni abbastanza virtuose, realtà in ritardo e territori in cui la normativa risulta ancora insufficiente. Toscana e Friuli Venezia Giulia si posizionano in vetta alla classifica con 8 semafori verdi (cioè con misure efficaci, da sostenere e rafforzare: ndr). In coda troviamo il Piemonte con 4 semafori verdi, mentre la Liguria chiude la classifica con un solo semaforo verde. Davanti a questo scenario, la risposta dello Stato continua a essere deficitaria. Anno dopo anno la legislazione resta frammentaria, incoerente, asimmetrica e ambivalente, lasciando il comparto confuso e rendendo più sfumato il confine tra legale e illegale. Le norme contenute nella legge di Bilancio 2025 sul gioco d’azzardo ignorano i danni sociali, sanitari ed economici legati al settore. Si continua ad ampliare l’offerta di giochi e a ridurre gli strumenti di prevenzione e cura, generando un ulteriore squilibrio che, di fatto, favorisce le mafie».

Dall’analisi emerge la presenza di un’area grigia in cui legalità e illegalità si confondono

Uno degli aspetti più delicati e complessi emersi dall’analisi del gioco d’azzardo è la presenza di una cosiddetta “area grigia”, uno spazio in cui si confondono i confini tra legalità e illegalità. In questo contesto, le organizzazioni mafiose non operano esclusivamente in modo clandestino o violento, ma instaurano rapporti collusivi con attori economici legittimi, professionisti, imprenditori e tecnici del settore.
Le mafie, inoltre, vogliono solo fare soldi proprio sui giocatori patologici. Come scrive la Dia: «C’è poi un ulteriore aspetto dai drammatici risvolti sociali: le mafie approfittano dei giocatori affetti da ludopatia, concedendo loro prestiti a tassi usurari. Si genera così un circolo vizioso, in cui alla dipendenza dal gioco si somma la “dipendenza” economica dai clan». Così è avvenuto che «sono gli stessi gestori che manipolano le vincite e le perdite, in modo da fidelizzare alcuni giocatori o, viceversa, per “spremerne” altri e consegnarli agli usurai». Ma, avverte ancora la Dia, «va rilevato che tutto ciò può avvenire (ed è avvenuto) anche in città quali Milano, Torino o Modena e comunque in molte aree del centro-nord. Per le mafie, infatti, è ben più lucroso applicare i loro tipici metodi, se vi riescono, nelle zone più ricche del Paese». Anche perché oltre all’usura, l’azzardo permette altri affari, investendo in strutture turistiche o “ripulendo” il denaro.

L’azzardo tra le principali cause degli indebitamenti

Quasi una persona su due, tra quelle indebitate e incontrate ogni anno dalle Fondazioni, ha come causa principale del debito l’azzardo. Secondo i dati del Servizio Analisi Criminale del Ministero dell’Interno, nel 2024 sono stati registrati 135 reati di usura, con un incremento del 10% rispetto al 2023, quando furono 122. Cifre troppo basse per un fenomeno sempre più radicato nelle viscere del Paese, secondo Libera.
La Campania è la regione con il maggior numero di denunce: 42 reati nel 2024 (+55% rispetto al 2023). Seguono Lazio con 22 reati (+29%) e Lombardia con 16.
Dal luglio 2018, le vittime della criminalità organizzata – in particolare estorsione e usura – e coloro che vogliono segnalare o denunciare sistemi corruttivi, possono rivolgersi a Linea Libera. Il servizio nasce dalla constatazione che le denunce di questi reati sono pochissime, che i fondi elargiti alle vittime risultano inferiori alle disponibilità annuali, che estorsione e usura sono reati spesso, soprattutto al Nord Italia, sottovalutati, carsici, molto nascosti in rapporti di avversione ma anche di dipendenza. Linea Libera è un servizio gratuito e riservato, strutturato attraverso un numero verde, un indirizzo e-mail, appuntamenti e colloqui nelle varie sedi dei coordinamenti di Libera in tutta Italia.
Un altro nodo su cui ragionare è quello dei giocatori patologici: sono 1 milione e 500 mila, il 3% della popolazione maggiorenne, mentre quelli a rischio moderato sono 1 milione e 400 mila, il 2,8%. In tutto, 2 milioni e 900 mila persone ma per ogni giocatore, altre sette persone sono coinvolte: i suoi familiari. Si tratta di 20 milioni e 400 mila persone, il 40% della popolazione. Prendendo in prestito il concetto dei danni del fumo, in Italia 4 cittadini su 10 sono vittime di azzardo passivo. Eppure, pochi giocatori patologici cercano aiuto: appena 15mila sono in carico ai SerD (i servizi pubblici per le dipendenze), ovvero l’1% del totale. In Italia, i centri che curano il disturbo da gioco d’azzardo esistono sia nel pubblico che nel privato: censiti sono 210, di cui 87 al Nord, 56 al Centro e 67 al Sud; la Toscana è la regione con più centri attivi (24), seguita dal Piemonte (23), dal Lazio (18).