L’Ufficio studi della Cgia di Mestre ha condotto un’indagine sul rapporto tra lavoratori e pensionati dal quale è emerso un record positivo per la Lombardia.
Il saldo tra lavoratori e pensionati in Lombardia è il più positivo d’Italia
Record positivo per la Lombardia nel rapporto tra lavoratori in attività e pensionati. Lo rivela un’indagine proposta dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre: contando la differenza tra lavoratori attivi e in quiescenza la regione fulcro del Nordovest ha il dato positivo più alto del Paese, con 4,5 milioni di occupati e 3,7 milioni di pensionati la differenza è di 800mila unità. E la differenza che distacca non di poco la seconda regione in classifica, che è il Veneto, con quasi 400mila persone. Per trovare un’altra regione del Nordovest è necessario scorrere la classifica fino alla 7ª posizione, dove si trova il Piemonte con una differenza positiva di 122mila persone. La Liguria è nel gruppo di regioni – la maggioranza – dove il saldo è negativo: è in 14ª posizione in classifica tra la Basilicata e l’Umbria, con un saldo negativo di 22mila persone. Nel complesso i territori del Nordovest vedono la presenza di 7 milioni di occupati e 6,1 milioni di pensionati, con una differenza positiva di 917mila persone.
Il record delle province lombarde contrapposto al Mezzogiorno
L’analisi dell’Ufficio Studi della Cgia ha stilato anche una dettagliata classifica delle 107 province italiane, classifica che vede le 12 province lombarde tutte – o quasi – nelle prime 20 posizioni, segno che la regione più popolosa d’Italia è la meno colpita dal fenomeno (per i dettagli è possibile scorrere la tabella qui sotto) che emerge invece per il Mezzogiorno, dove – ormai già da qualche anno – le persone in quiescenza sono di più di quelle in attività. Nel 2024 nei territori del Sud Italia e delle Isole gli occupati sono stati quasi 6,5 milioni, a fronte di 7,3 milioni di pensionati, un saldo negativo di 881mila persone.
Il contrasto al lavoro nero
Dall’Ufficio Studi della Cgia sottolineano l’importanza di far emergere le realtà di lavoro nero, oltre che per avere un quadro più verosimile della situazione, anche per cercare di risolvere un problema che rischia di mettere a repentaglio la tenuta dei conti pubblici:
«Con sempre più pensionati e un numero di occupati che, tendenzialmente, dovrebbe rimanere stabile, nei prossimi anni la spesa pubblica è destinata ad aumentare. Nel giro di poco tempo queste dinamiche potrebbero compromettere l’equilibrio dei conti pubblici e la stabilità economica e sociale dell’Italia. Per frenare questa tendenza è fondamentale ampliare la base occupazionale, facendo emergere i tanti lavoratori in nero presenti nel Paese, incrementando, in particolare, i tassi di occupazione dei giovani e delle donne che, in Italia, restano tra i più bassi d’Europa».