Turismo

In viaggio nelle città d’arte lombarde: a Monza i segni di una “vita reale”

Il suggerimento di questa settimana per una gita fuori porta riguarda una città dai mille tesori nascosti.

In viaggio nelle città d’arte lombarde: a Monza i segni di una “vita reale”

Continua il viaggio nelle città d’arte della Lombardia e non può mancare Monza, con alcuni beni imperdibili, anche se si ha un solo giorno a disposizione per visitarla.

Questa settimana siamo a Monza, e non si può non partire dalla Villa Reale

Si parte da Villa Reale che fu costruita tra il 1777 e il 1780 su progetto dell’architetto Giuseppe Piermarini per volere dell’arciduca Ferdinando d’Asburgo, grazie al cospicuo finanziamento elargito dalla madre, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria. La soluzione planimetrica ad “U” era quella tipica delle ville lombarde settecentesche. Dal corpo centrale si allungavano anteriormente due ali della stessa altezza terminanti con due avancorpi cubici più bassi, la Cappella di Corte a sinistra e la Cavallerizza a destra, a delimitare il cortile d’onore. Vi erano poi un’ampia avancorte semicircolare ed altri due edifici tangenti il corpo a “U” e destinati ai servizi, dove successivamente trovarono posto il Teatrino di Corte, costruito all’inizio dell’Ottocento da Luigi Canonica, il Serrone (1790) antica serra degli agrumi e la Rotonda (1790) elemento di raccordo fra l’ala di servizio e il Serrone. Parallelo a quest’ultimo, correva l’antico giardino degli agrumi (che dal 1964 ospita il Roseto). Dopo gli ultimi difficili anni del dominio austriaco e con l’Unità, la villa e il parco furono donati dal Parlamento a re Vittorio Emanuele II (1862). Il re, a sua volta, li cedette al figlio primogenito e principe ereditario Umberto in occasione delle nozze con la cugina Margherita di Savoia. Nel 1878 Umberto salì al trono e fece di Monza la residenza estiva della corte. Alla morte del re la villa venne chiusa e dimenticata. In seguito, solo un lungo lavoro ha potuto restituirne, almeno in parte, l’originaria fisionomia. I giardini, la cui superficie è di circa 40 ettari, costituiscono un patrimonio di inestimabile valore paesaggistico, storico, monumentale e architettonico.

Dal potere temporale a quello spirituale

E dopo un palazzo simbolo del potere temporale, non può mancare la sosta in Duomo. Nel braccio settentrionale del transetto si trova la Cappella della Regina Teodolinda. Fu eretta negli anni a cavallo del 1400; la sua decorazione pittorica, risalente alla metà del XV secolo e dedicata alle Storie di Teodolinda, distribuite in 45 scene, si presenta come un omaggio alla sovrana longobarda che aveva fondato la chiesa e nello stesso tempo come una testimonianza del delicato passaggio dinastico che si stava allora profilando nel ducato di Milano tra la famiglia dei Visconti e quella degli Sforza. Nell’altare della Cappella di Teodolinda è custodita la Corona Ferrea, uno dei prodotti di oreficeria più importanti e densi di significato di tutta la storia dell’Occidente, che si è conservata dal Medioevo. La tradizione, che lega la Corona alla passione di Cristo e al primo imperatore cristiano, spiega il valore simbolico attribuitole dai re d’Italia, che l’avrebbero usata nelle incoronazioni per attestare l’origine divina del loro potere e il loro legame con gli imperatori romani. Ma venne utilizzata anche da Napoleone che si auto incoronò Re d’Italia. Nel Museo e Tesoro del Duomo, inoltre, è custodita una raccolta unica al mondo non solo per la rarità e la preziosità dei materiali, ma perché permette di seguire con puntualità le vicende della Basilica di San Giovanni Battista dalla sua fondazione fino ai nostri giorni.

Una visita all’antico palazzo comunale, l’Arengario

Contigua al Duomo, l’Arengario, l’antico palazzo comunale: a piano terra un ampio porticato ad arcate, sorretto da massicci pilastri in pietra, luogo degli incontri e degli scambi, e un’unica grande sala coperta a capriate di legno al primo piano, destinata alle adunanze e assemblee, che si apre con un balconcino a loggetta (la “parlera”) dalla quale si leggevano i decreti emanati dal Comune alla popolazione.

E’ doverosa una sosta alla Cappella dell’Espiazione, dove si consumò la storia d’Italia

Tra le curiosità da inserire nell’itinerario, la Cappella dell’espiazione, progetto approvato dalla regina Margherita: sorge nel punto in cui il 29 luglio 1900 l’anarchico Gaetano Bresci uccise il re Umberto I di Savoia al termine di una manifestazione sportiva. L’erede e successore Vittorio Emanuele III incaricò l’architetto Giuseppe Sacconi, autore dell’Altare della Patria a Roma, di progettare un edificio commemorativo ricco di elementi simbolici, inaugurato nel 1910.
E ancora, l’unico mulino sul fiume Lambro tuttora integro e completo nel suo ambiente originario nel centro storico. Già attivo all’inizio del XVIII secolo, era impiegato in origine per la macina del grano, poi per la follatura della lana e infine come frantoio. L’edificio, composto da due paralleli corpi di fabbrica, conserva al suo interno la macina, il torchio e altri antichi attrezzi. Prende il nome dai suoi ultimi proprietari che nel 1987 ne fecero dono al Comune che effettuò i lavori di restauro. Lo spazio è sede di esposizioni temporanee ed è gestito dal Museo Etnologico Monza e Brianza.

Infine, l’autodromo

Impossibile dimenticare, infine, come il Circuito dell’Autodromo sia conosciuto nel mondo quale Tempio della Velocità. Fondato nel 1922, terzo al mondo dopo quelli di Brooklands e Indianapolis, è stato teatro di alcune tra le più grandi innovazioni sportive e tecnologiche. La sua sopraelevata è unica e sulle sue curve sono state scritte importanti pagine dell’automobilismo mondiale ma anche della ricerca scientifica. Il telepass, i guard-rail e l’asfalto drenante, per citarne alcuni, sono stati studiati e messi a punto proprio qui.