L'intervista

In viaggio nella Fondazione della Felicità Ets con il suo fondatore, Walter Rolfo

Rolfo: «Vogliamo portare la felicità in ogni provincia d’Italia, con nuove tappe del Tour della Felicità e l’espansione dei progetti educativi nelle scuole».

In viaggio nella Fondazione della Felicità Ets con il suo fondatore, Walter Rolfo

La Fondazione della Felicità Ets nasce nel 2022 da un’intuizione di Walter Rolfo, “ingegnere della felicità”, autore e divulgatore che da oltre vent’anni si occupa di formazione e benessere. Ha sede a Torino ma organizza progetti in tutta Italia.

Quale l’idea fondante?

«Quella di rendere la felicità un obiettivo concreto e accessibile, non un concetto astratto. La Fondazione nasce per diffondere una cultura del benessere psicologico, dell’empatia e della collaborazione, offrendo strumenti pratici per migliorare la qualità della vita individuale e collettiva».

A chi vi rivolgete e con chi state lavorando?

«La Fondazione si rivolge a scuole, istituzioni, enti del Terzo Settore, aziende e comunità locali. Lavoriamo con Ministeri, Regioni, Comuni, Fondazioni bancarie, Università e con un’ampia rete di partner pubblici e privati che condividono il nostro impegno per il benessere e la crescita delle persone. Collaboriamo inoltre con professionisti dell’educazione, psicologi, artisti e formatori per costruire percorsi capaci di unire formazione, arte, scienza e magia».

Vi rivolgete anche ai ragazzi: cosa chiedono, come stanno, quali bisogni, quali fragilità, quali risorse? Cosa si può fare per loro?

«Sì, una parte importante della nostra missione è dedicata proprio ai ragazzi e alle ragazze, in particolare nella fascia tra i 10 e i 19 anni. Dai nostri progetti emerge una generazione ricca di sensibilità, ma spesso fragile e disorientata, che chiede di essere ascoltata, accolta e accompagnata nel riconoscere il proprio valore. I giovani oggi hanno bisogno di fiducia, esempi positivi e spazi di espressione autentica, dove possano scoprire che la felicità non è assenza di difficoltà, ma capacità di affrontarle insieme. Attraverso i nostri percorsi, offriamo esperienze formative e motivazionali che allenano le competenze trasversali, rafforzano la resilienza e aiutano i ragazzi a costruire relazioni sane e significative».

Tra le iniziative, anche un concorso dedicato alle scuole…

«Sì, alle scuole secondarie di primo e secondo grado, finalizzato alla creazione di progetti di “felicità diffusa”. Attraverso la webapp Appy, gli studenti affrontano otto livelli di sfide legate allo sviluppo delle competenze trasversali – empatia, collaborazione, problem solving, resilienza – guidati da un docente referente. Al termine del percorso, ogni classe realizza un progetto concreto per portare felicità in contesti di fragilità, diventando così ambasciatrice di felicità nella propria comunità. La prima edizione (2023–2024) ha visto oltre 2.500 classi coinvolte e più di 80 progetti realizzati. La seconda: 3.700 studenti partecipanti, 170 classi iscritte e 87mila beneficiari di secondo livello. La premiazione nazionale si è tenuta a Milano, alla presenza delle tre classi finaliste. Le testimonianze raccolte mostrano un miglioramento della coesione di gruppo, della fiducia in sé e della percezione del valore della felicità condivisa».

Avete promosso un’iniziativa rivolta anche ai docenti.

«Un corso gratuito che mira a fornire strumenti concreti per la gestione dello stress, la promozione dell’empatia e lo sviluppo della resilienza tra gli studenti. Basato su evidenze scientifiche, il corso integra i principi dell’educazione positiva e dell’ingegneria della felicità, con l’obiettivo di migliorare il clima scolastico e prevenire il burnout educativo».

Su quali territori e come siete accolti?

«Siamo attivi su tutto il territorio nazionale. Negli ultimi due anni abbiamo realizzato eventi e progetti in Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Liguria, incontrando oltre 170mila persone tra studenti, docenti, famiglie e cittadini. L’accoglienza è sempre straordinariamente positiva: la “felicità” è un linguaggio universale che abbatte barriere e unisce persone di età, culture e provenienze diverse».

Quanti siete?

«La Fondazione è composta da un nucleo operativo di professionisti, supportato da un comitato scientifico, un team artistico e una rete di volontari e collaboratori. A seconda delle iniziative, le squadre di lavoro coinvolgono decine di educatori, maghi, psicologi, comunicatori e tecnici che condividono un unico obiettivo: generare valore e benessere reale nelle comunità».

Quali gli obiettivi già raggiunti?

«Le attività promosse tra il 2023 e il 2025 hanno risposto in maniera puntuale ai bisogni emergenti di benessere psicologico, prevenzione del disagio giovanile, inclusione sociale e sviluppo delle competenze trasversali».

Quali quelli futuri?

«Vogliamo portare la felicità in ogni provincia d’Italia, con nuove tappe del Tour della Felicità e l’espansione dei progetti educativi nelle scuole».

In cosa consiste il tour?

«Happiness on Tour è uno spettacolo motivazionale e formativo che si inserisce nel più ampio progetto “Chi è felice non bulla, non sballa e… non molla”. Concepito come un moderno Ted Talk sulla felicità, unisce testimonianze, performance artistiche e interventi di esperti per esplorare temi quali la motivazione, la resilienza e la gestione delle emozioni. Ogni tappa offre due repliche: una mattutina dedicata agli studenti delle scuole secondarie e una serale aperta alla cittadinanza. La tappa di Milano, in occasione della Giornata Mondiale della Felicità sancita dall’ONU, ha coinvolto 10mila studenti e 10mila spettatori nel corso della giornata. Complessivamente, il progetto ha raggiunto oltre 170mila partecipanti e 450 istituti scolastici. L’architrave dell’evento sono sono gli 8 “superpoteri” necessari per il compimento di una vita felice e riproposti sul palco attraverso le testimonianze degli ospiti. C’è Impossiblazer (Impossibile), Flameheart (Passione), Positiv Eve (Positività), Dreem (Sogno), Lighting Goal (Obiettivi), Felicity (Felicità), Hammerine (Resilienza) e Y (Perché). Superpoteri che ognuno può acquisire per far fronte alle difficoltà della vita, per sostenere un fallimento, un particolare periodo di stress fisico e mentale, per affrontare una delusione personale, e ancora per realizzarsi, progettare e costruire il proprio futuro più felice».

Nel vostro nome, il termine “felicità”. Parlare di felicità, nella società di oggi, è tabù, utopia, sfida…?

«Parlare di felicità oggi è una sfida culturale. Viviamo in una società che misura il successo in base alla produttività, ma la vera forza è nella capacità di coltivare benessere interiore e relazioni positive. Per noi la felicità non è un’emozione passeggera, ma una competenza che si può imparare, allenare e diffondere».

Ha citato anche la magia: in quale modo rientra nel vostro progetto?

«Abbiamo realizzato una Magic Accademy a luglio alle Gallerie d’Italia di Torino, per bambini e bambine dai 6 ai 13 anni. Attraverso l’apprendimento dei principi base dell’illusionismo, i partecipanti hanno potuto sviluppare competenze trasversali come il problem solving, la collaborazione, la concentrazione e la capacità di parlare in pubblico. La magia è stata utilizzata come linguaggio educativo per stimolare la curiosità, rafforzare l’autostima e promuovere l’inclusione. Ma non solo. Il progetto “Felicità è Magia” ha coinvolto scuole primarie e secondarie di primo grado con l’obiettivo di contrastare l’isolamento sociale e promuovere la fiducia in sé attraverso la magia educativa. La magia è stata portata da bambini e ragazzi anche nelle Rsa, in un incontro tra generazioni. La prima edizione ha raggiunto oltre 400 alunni, 900 anziani e 700 caregiver, dimostrando come la magia possa divenire strumento di educazione e inclusione. La seconda edizione, avviata nel corso del 2025, mira ad ampliare ulteriormente il numero di scuole e Rsa coinvolte, rafforzando la dimensione di comunità e la sostenibilità sociale del progetto. Inoltre è stato realizzato all’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, uno spettacolo di magia formativa dedicato ai bambini e alle famiglie dei reparti oncologico e neuropsichiatrico».

Quanto conta il benessere psicologico oggi? Quanto la condivisione?

«Il benessere psicologico è oggi una priorità sociale e sanitaria. Non può esserci progresso senza equilibrio interiore. E la condivisione è il suo motore: solo attraverso la comunità, la cooperazione e l’empatia possiamo costruire un futuro più sano, sereno e sostenibile per tutti».