«No alla centralizzazione dei fondi di coesione Ue, no al taglio delle risorse per i territori, no alla marginalizzazione del ruolo delle Regioni, no alla burocrazia insensata e alle scelte ideologiche che danneggiano l’economia. Da Bruxelles la Lombardia attende tutt’altro, perché vuole continuare a correre ed essere sempre più protagonista nel panorama internazionale».
Dalla capitale belga il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, lancia l’allarme sul futuro dell’Unione europea chiedendo alla Commissione europea un netto cambio di passo rispetto a quanto prospettato con il bilancio pluriennale 2028-2034, che prevede una riduzione dei contributi per le politiche di coesione e le politiche agricole, oltre all’accentramento a livello nazionale della gestione dei fondi.
A Bruxelles l’intervento del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana
Nella sede del Comitato Europeo delle Regioni, nell’ambito del convegno “Lombardia, Europa: vincere la sfida della competitività”, il presidente Fontana – accompagnato da diversi assessori della sua Giunta – ha chiamato a raccolta una platea composta da numerosi europarlamentari e dai principali attori lombardi dell’economia e dell’impresa:
«È il sistema lombardo che preme sulle istituzioni europee – ha detto il governatore lombardo – Togliere alle Regioni la gestione dei fondi va contro ogni logica di buonsenso e penalizza soprattutto sistemi virtuosi come quello lombardo. Regione Lombardia è più efficiente dello Stato italiano e accentrare a Roma la negoziazione e la programmazione delle risorse significherebbe restare invischiati nel pantano e nelle lentezze tipiche del centralismo. La Lombardia ha dimostrato di gestire con efficacia i fondi Ue: l’Europa dovrebbe premiare i territori più meritevoli, e anzi sarebbe opportuno che le risorse comunitarie non spese vengano redistribuite alle Regioni che sanno investire a beneficio dei cittadini».
Il governatore ha proposto il modello lombardo oltre i confini nazionali
La nuova proposta della Commissione Europea prevede che le politiche di coesione e quelle agricole (Pac) incidano su circa la metà del totale delle risorse disponibili, mentre nella precedente programmazione incidevano sui 2/3 del bilancio europeo: «Il modello lombardo – ha proseguito Fontana – primeggia in Italia e in Europa anche grazie alla nostra capacità di trasformare i fondi europei in progetti concreti negli ambiti della formazione, della politica industriale o del sostegno all’agricoltura. Senza i fondi di coesione salterebbe il modello lombardo e questo non conviene a nessuno, né all’Europa né al Governo centrale, al quale ogni anno cediamo 56 miliardi di euro di residuo fiscale, ovvero risorse che dalla Lombardia prendono la strada di Roma senza alcun ritorno in termini di servizi e investimenti per il nostro territorio».
Fontana ha riaffermato il protagonismo della Lombardia sugli scenari globali: «Siamo la prima Regione manifatturiera d’Europa e motore economico del Continente: occorre agevolare e non ostacolare la competitività che siamo in grado di esprimere. Il nostro “sistema lombardo” nel suo complesso, con il lavoro di squadra tra istituzioni, mondo del lavoro e associazioni di categoria, è unico. “Lombardizzare” il resto del Paese sarebbe auspicabile, perché significherebbe estendere a tutti le buone pratiche attuate in Lombardia, la capacità di mettere a terra gli investimenti, di fare rete con tutti i soggetti, di trovare soluzioni rapide ed efficaci, di innovare e progettare il futuro».
«Per correre però – ha aggiunto il governatore – allentare la morsa della burocrazia è sempre più necessario, così com’è fondamentale che l’Ue corregga gli errori commessi in tema di green deal. Serve pragmatismo, direi pragmatismo lombardo, e non ideologismo».
Era presente anche il presidente piemontese Alberto Cirio
Ai lavori ha partecipato anche Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte e presidente della Commissione Econ del Comitato Europeo delle Regioni: «La Lombardia – ha affermato – potrebbe dare lezioni a qualche istituzione europea su come si investe in competitività, tecnologia e innovazione. È paradossale che la Commissione europea voglia toccare proprio ciò che funziona, ovvero le politiche di coesione: la riduzione delle risorse per i fondi di coesione è motivo di forte preoccupazione, ed è un errore pensare che centralizzare significhi semplificare, quando spesso è vero il contrario, non solo in Europa ma anche in Italia. Abbiamo la necessità di far sentire coralmente la nostra voce. Affondare l’Europa delle Regioni significa mettere a rischio la credibilità stessa dell’Unione».
La giornata è stata densa di incontri e tavole rotonde, dedicate al futuro delle politiche comunitarie rispetto al profilarsi del nuovo quadro finanziario pluriennale 2028-2034, con focus su transizione ecologica e digitale, ricerca e competenze professionali, il diritto a rimanere nei territori, l’agricoltura e la sicurezza alimentare.