L'annuncio

Contrasto dello sfruttamento lavorativo nel Nordovest il Piemonte capofila del progetto Common Ground

I beneficiari provengono da Mali, Gambia, Pakistan, Nigeria, Costa d'Avorio e Bangladesh e sono per l’80% uomini. La collaborazione tra enti del terzo settore e istituzioni ha consentito di sensibilizzare e informare i lavoratori e di fornire loro assistenza legale.

Contrasto dello sfruttamento lavorativo nel Nordovest il Piemonte capofila del progetto Common Ground

In Piemonte sono 2.400 i cittadini di Paesi Terzi che hanno migliorato la propria condizione grazie al progetto Common Ground 2023 – 2025, nato per contrastare lo sfruttamento lavorativo, fenomeno diffuso in diversi settori, in agricoltura, delivery, logistica, volantinaggio e ristorazione. I beneficiari provengono da Mali, Gambia, Pakistan, Nigeria, Costa d’Avorio e Bangladesh e sono per l’80% uomini. La collaborazione tra enti del terzo settore e istituzioni ha consentito di sensibilizzare e informare i lavoratori e di fornire loro assistenza legale.

Con il progetto Common Ground il contrasto allo sfruttamento lavorativo

La Regione Piemonte è l’ente capofila del progetto Common Ground, finanziato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali con fondi europei nell’ambito del Pon Inclusione e del Fondo Sociale Europeo, che dal 2023 collabora con le regioni del nord Italia, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Veneto, per la realizzazione di interventi di prevenzione e contrasto del fenomeno dello sfruttamento lavorativo, attivando un sistema articolato in rete con diverse istituzioni pubbliche e private. Dal 2023, anno di avvio del progetto, a giugno 2025 sono stati 5.902 i beneficiari.
E’ quanto emerso durante l’evento finale che si è tenuto il 23 settembre a Torino.

«La scelta del Piemonte di aderire al progetto è stata non solo opportuna, ma lungimirante – ha sottolineato l’assessore alla Sicurezza e Polizia locale, Immigrazione della Regione Piemonte, Enrico Bussalino – I risultati ottenuti dimostrano che il vero valore aggiunto di Common Ground risiede nella dimensione interregionale: una rete pubblica e multi-agenzia capace di identificare, proteggere e assistere le vittime in tutti i settori lavorativi, secondo le linee guida nazionali. Il lavoro svolto dimostra che solo attraverso la cooperazione e la responsabilità condivisa, possiamo dare risposte concrete alle persone più vulnerabili e rafforzare una cultura del lavoro sicuro, legale e rispettoso della dignità umana».

L’intervento di Roberta Ricucci dell’Università di Torino

L’importanza della rete e della collaborazione è stata sottolineata da Roberta Ricucci, dell’Università di Torino in rappresentanza del rettore Geuna:

«Anni di collaborazione, di esperienza, di lavoro tra sistemi regionali con la società civile all’interno della rete anti tratta sono stati fondamentali – ha commentato – e nel futuro deve esserci l’allargamento di questa rete nonché un consolidamento. Lo sfruttamento lavorativo non si combatte solo con un bel progetto ma con risorse finanziarie, umane, che siano professionali e in grado di ascoltare i territori».

La Regione Liguria per la seconda fase del progetto aveva ricevuto 2,4 milioni di euro: «Lo sfruttamento è un fenomeno complesso e trasversale che deve essere affrontato contemporaneamente su più fronti, in modo che ci sia un coordinamento efficace degli interventi in essere – spiega l’assessore regionale all’Immigrazione Alessio Piana – Il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha inteso rafforzare un’azione sinergica e complementare a quelle messe in atto fino ad ora nelle regioni e province autonome del centro nord dove il fenomeno dello sfruttamento lavorativo è presente anche in settori diversi da quello agricolo, in modo da contrastare il lavoro irregolare, il lavoro sommerso, il caporalato e lo sfruttamento lavorativo».