Tra le regioni del Nordovest, quella che beneficerà maggiormente della presenza del Piano nazionale di ripresa e resilienza in termini di occupazione sarà la Liguria.
Impatto Pnrr sull’occupazione, il peso maggiore sarà in Liguria
E’ quanto emerge da uno studio condotto dall’Istituto per la finanza e l’economia locale, organo di studio in seno all’associazione nazionale dei comuni italiani, che per la prima volta riesce, applicando alcuni parametri specifici, a stabilire una previsione dell’impatto del Pnrr sull’occupazione a livello regionale. La Liguria è la regione, tra quelle del Nordovest, con la quota più elevata della stima dell’occupazione al 2026, dovuta al solo Pnrr. Il modello di crescita con i dati Pnrr si scosta da quello senza il parametro del piano per ben 2,27 punti percentuali. La regione dove lo scostamento è minore è la Lombardia, con l’1,04%. Il Piemonte (1,82%) è quasi a pari merito con la Valle d’Aosta (1,74%). La media nazionale su tutte le regioni si attesta a un 1,65%:
«ciò significa che – si legge nel rapporto – secondo la stima IFEL, nel 2026, l’occupazione, grazie al PNRR, sarà più elevata di 1,65 punti percentuali rispetto a quanto sarebbe stata in assenza del Piano. Tale dato sale al 2,18% per le regioni del Mezzogiorno. È probabile che ciò rifletta l’esistenza nel Mezzogiorno di un ampio bacino di forza lavoro disponibile a offrire le proprie prestazioni nell’ambito di nuove opere pubbliche».
La stima dei tassi d’occupazione con lo stesso schema espositivo
L’istituto di ricerca ha potuto, nella sua analisi, stimare anche i tassi di occupazione. Così, con lo stesso schema espositivo, lo scarto tra la previsione con o senza il Pnrr si attesta all’1,04% a livello nazionale, scendendo a 0,94% nelle regioni del Nord e salendo a 1,20% nel Mezzogiorno. Nella fattispecie, il tasso di occupazione tra le nostre regioni, sempre al 2026, sarà del 70,2% (69,5% senza Pnrr) in Lombardia, 72% (70,7% senza Pnrr) in Piemonte, 73,9% (72,7% senza Pnrr) in Valle d’Aosta e, infine, 68,1% (66,5% senza Pnrr) in Liguria.
Lo studio è stato condotto tenendo in considerazione anche i risultati degli altri istituti di ricerca o centri di studio, introducendo però 3 novità sostanziali: tiene conto la dimensione territoriale del Pnrr, considera la recente riprogrammazione finanziaria del Pnrr (giugno 2025) e tiene conto anche dello shock avuto dai sistemi economici che studia dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, come l’innalzamento dell’inflazione. Per stabilire l’impatto del Pnrr sui livelli d’occupazione regionale, oltre che dell’oscillazione del Pil, sono state seguite 4 variabili per creare un modello di ricerca. Le variabili sono il Pil reale pro capite, gli investimenti fissi lordi reali pro capite, il tasso di crescita della popolazione e, per finire, il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale pro capite, comprensivo del cofinanziamento nazionale.