Curiosità

La più estesa piantagione di tè si trova nell’Alto Piemonte, a Premosello Chiovenda

«Il tè ha delle potenzialità a medio-lungo termine e vorremmo sfruttarle attraverso una filiera che coinvolga altri produttori e che possa connotare la Val d’Ossola così da averne un ritorno sia in termini economici sia in termini di visibilità e attrattività turistica, in un’area, quella del lago, che già può contare su 2,5 milioni di visitatori all’anno. L’unicità del tè è fondamentale. Di questo progetto abbiamo parlato anche con l’assessore regionale Bongioanni durante la sua visita. A breve termine, invece, pensiamo a una vendita diretta di prodotti quali liquori, dolci e cosmetici che possono incrementare la resa dei raccolti. Ancora più immediata la possibilità di abbinare visite guidate e accoglienza in valle».

La più estesa piantagione di tè si trova nell’Alto Piemonte, a Premosello Chiovenda

La più estesa piantagione di tè in Europa si trova in Piemonte, a Premosello Chiovenda. Nel 1979 nascela cooperativa Verbania Fiori e nel 1995 Paolo Zacchera e la moglie Puccio Brenna si staccano per fondare un’azienda propria, la «Compagnia del lago Maggiore» che quindi compie 30 anni. Nel 2021 la prima raccolta del tè e anche l’ingresso nell’attività di famiglia, del figlio Alessandro.

Come è nata l’idea del tè?

«Siamo un vivaio specialista con sede a Verbania; coltiviamo un numero limitato di specie ma con una grande varietà interna. Ci occupiamo di acidofile e questo ci collega al tè in quanto tutti i tè derivano da piante di un’unica specie, quella della Camelia sinensis».

E dal punto di vista pratico?

«Negli anni i miei genitori avevano acquistato dei terreni in Val d’Ossola con l’intenzione di trasferire tutta l’attività che però non si è concretizzata. Intorno al 2010 l’attività vivaistica non stava attraversando un momento favorevole e così abbiamo pensato di diversificare, mettendo a dimora le poche prime piante di tè. Il vivaio è prossimo la lago, con un microclima mite anche in inverno, in valle d’inverno la temperatura scende anche una decina di gradi sotto lo zero: dovevamo sperimentare e capire se quanto piantato sarebbe cresciuto. La risposta è stata positiva e dal 2021 abbiamo potuto raccogliere e trasformare».

Qualche numero?

«Abbiamo quasi 3 ettari di coltivazione e raccogliamo a mano circa 200 chili all’anno; per capire: per una tazza di tè occorrono due grammi di prodotto. Ci sono quindi prospettive di crescita sia per quantità sia per diversificazione. Siamo 15-20 persone a lavorare in tutta l’azienda e il fatturato complessivo è di circa 1,8 milioni di euro all’anno, dove il vivaistico rappresenta comunque il 95%».

Quali tipologie di tè arrivano dalla vostra piantagione?

«E’ il processo di lavorazione a determinarla. La prima raccolta, sempre effettuata a mano, di maggio-giugno è dedicata al tè verde, per il quale interveniamo tramite riscaldamento delle foglie per inibirne l’ossidazione. Il secondo raccolto diventa tè nero. Per i primi tre anni abbiamo venduto in esclusiva a La via del tè che ci distribuiva e che ha creato quattro miscele: Assolo, Aria, Sinfonia, Notturno. Nomi che simboleggiano pienamente la provenienza italiana del prodotto ma che richiamano la musica classica e la lirica, patrimonio mondiale e quindi comprensibile sul mercato estero. Ora continuiamo a lavorare con loro ma vendiamo anche a livello locale il tè del lago Maggiore. Il nostro prodotto è totalmente tracciabile e e a fine dell’anno prossimo otterremo anche la certificazione di “biologico”».

Perché ha scelto di entrare in azienda?

«Non volevo che andasse perduto l’investimento di tempo e di passione dei miei genitori e sono felice di questa scelta, non mi manca la grande città. ho 39 anni, sono stato negli Stati Uniti con Intercultura già al liceo, poi mi sono laureato in Bocconi trasferendomi a Milano, ho lavorato a Londra nel settore bancario e della telefonia; sono tornato in Italia e ho lavorato qui mentre conseguivo una seconda laurea in Ingegneria fisica. Dopo il Covid ho pensato di rimettere le mani nella terra, con uno sguardo imprenditoriale».

La soddisfazione più grande?

«Collaborare a creare la bellezza di questo territorio, di questo paesaggio».

Quali gli scenari futuri?

«Il tè ha delle potenzialità a medio-lungo termine e vorremmo sfruttarle attraverso una filiera che coinvolga altri produttori e che possa connotare la Val d’Ossola così da averne un ritorno sia in termini economici sia in termini di visibilità e attrattività turistica, in un’area, quella del lago, che già può contare su 2,5 milioni di visitatori all’anno. L’unicità del tè è fondamentale. Di questo progetto abbiamo parlato anche con l’assessore regionale Bongioanni durante la sua visita. A breve termine, invece, pensiamo a una vendita diretta di prodotti quali liquori, dolci e cosmetici che possono incrementare la resa dei raccolti. Ancora più immediata la possibilità di abbinare visite guidate e accoglienza in valle».