Ama realizzare coltelli ma non ne tiene mai uno in tasca e quelli che ci sono in cucina… non tagliano. Passione, creatività, precisione, manualità sono le doti necessarie e il maestro della Corporazione italiana coltellinai lo sa bene. Livio Montagna, di Ciriè, vendeva ricambi di veicoli industriali ma nel 2001, mentre era a Ivrea con la moglie Anna, ha osservato due coltelli artigianali e si è risvegliato un interesse che possedeva fin da bambino.
Cosa è accaduto?
«Guardando quelle lame, ho pensato che anche io a casa avevo il materiale e ho iniziato a elaborare il progetto. Mio fratello mi ha poi fornito una levigatrice che non utilizzava e così è nato il coltello numero uno, quello che conservo ancora oggi. Sono andato a comperare un foderino e ho raccolto informazioni su possibilità e fornitori. Ho ordinato il materiale, realizzato un coltello con manico bianco e l’ho portato alla coltelleria di Ciriè che lo ha posizionato in vetrina, poi lo ha venduto e me ne ha ordinato un altro».
E così è iniziata l’attività?
«E lo studio. Ho iniziato a documentarmi, a osservare il lavoro altrui in una iniziale drammaticità di confronto! Ma man mano sono migliorato, tanto da sostenere l’esame preposto e dal 2018 essere maestro della Corporazione italiana coltellinai. Ho presentato 5 coltelli, valutati da un’apposita commissione e ora posso fornire con ogni mia lama un certificato che attesta la mia qualifica».
Si aspettava questo sviluppo?
«Fin da bambino mi piacevano i coltelli ma non avrei mai pensato di poterli realizzare. All’inizio, lavorando ancora, appena dopo cena mi ritiravo in laboratorio e stavo sveglio anche fino all’1, una doccia perché odoravo di ferro grattato e poi a letto ma con gli occhi aperti a pensare a progetti. Da quando sono pensionato, posso procedere con più calma».
Come avviene la realizzazione di un suo coltello?
«Acquisto tutto: la barra d’acciaio, i materiali pregiati per il manico, come la madreperla, l’avorio fossile, l’Abalone (una conchiglia), il corno di cervo indiano che si presenta molto più compatto rispetto al nostro. Penso al progetto, spesso insieme ai clienti, disegno e poi procedo. Mando in tempra in ditte specializzate, chiedo le incisioni ai laboratori specifici e preparo i foderini».
Quanto tempo occorre per un pezzo?
«Dipende dalla tipologia: in media 40-50 ore. Ci sono pezzi che possono arrivare anche a 1.500 euro di valore».
Le rivolgono richieste particolari?
«Spesso mi chiedono coltelli simili a quelle dei film come Rambo, Bastardi senza gloria, Mr. Crocodile Dundee. Non mi piacciono le lame fantasy e non ne realizzo, nonostante ci sia domanda in questo settore».
Qual è la soddisfazione maggiore?
«Completare il processo di creazione e poter dire “è proprio bello”. Di certo non lo faccio per i soldi perché, in pratica, recupero quello che spendo per il materiale. Ho anche “barattato” coltelli con prodotti gastronomici di qualità, con un cliente di Arezzo…».
Quali qualità occorrono per essere coltellinai?
«Non forza fisica ma manualità, attenzione nell’uso dei macchinari, precisione, leggerezza e armonia nel movimento».
Ha dei modelli a cui si ispira?
«Un coltello alla fine è solo una lama con un manico ma ogni coltellinaio attinge dai più bravi, anche in base al proprio gusto. Gli americani sono davvero bravi, come uniche sono le loro fiere dove invitano i top. Mi piacciono i Johnson, i Loveless».
Usa i suoi coltelli?
«Un paio in cucina, di quelli piccoli per pulire le patate; ne ho realizzati anche sei con il manico di montone ma li tengo chiusi in una scatola, per il resto ho lame comuni… che non tagliano…».
Le rimane tempo libero?
«Assolutamente sì. Sono un grande appassionato di viaggi e quest’anno mi sono regalato un mese in Argentina. Il mondo è un libro e chi non viaggia ne legge solo una pagina, diceva sant’Agostino. Vorrei tornare in Nepal e in Iran. Per ora parto per un trekking a Madera e poi si vedrà. Sono anche un motociclista e partecipo ai raduni Harley Davidson e mi piace molto camminare in montagna. Insomma non mi annoio».