E’ tempo di alzare il sipario sulla nuova stagione, «Rosso», al Teatro Regio di Torino e si è scelta un’opera intensa e liricamente vibrante, «Francesca da Rimini», tratta dalla tragedia di Gabriele D’Annunzio, ispirata al celebre episodio dantesco del V Canto dell’Inferno, di Riccardo Zandonai nel nuovo allestimento firmato da Andrea Bernard.
Il Teatro Regio a Torino inaugura la stagione con “Francesca da Rimini”: la trama e la storia dell’opera
Racconta l’amore proibito e travolgente tra Paolo e Francesca: un amore che sfida la legge, che si nutre di desiderio e colpa, che si consuma nel rosso della passione e del sangue. Un altro amore segna la nascita moderna di Francesca: quello, ardente e complesso, tra Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio. Per il poeta la “Divina” è la musa che alimenta la tragedia; lei, a sua volta, penetra il personaggio dantesco con un’interpretazione superba. L’ultima grande prima assoluta del Regio antico è proprio «Francesca da Rimini» di Zandonai e D’Annunzio, nel 1914 poco prima della chiusura per la Prima guerra mondiale. Il testo preserva il gusto estetizzante della poesia di D’Annunzio e si traduce in una partitura dal linguaggio armonico avanzato, in cui parola e canto si fondono in un unico flusso espressivo. Gli arcaismi dannunziani trovano il loro corrispettivo musicale nei raffinati “falsi storici” di Zandonai e nell’inserimento di strumenti dal sapore antico, che arricchiscono una scrittura moderna e sofisticata.
L’intervento del direttore musicale Andrea Battistoni
Il direttore musicale Andrea Battistoni affronta per la prima volta questo titolo, che definisce «un’opera visionaria, sospesa tra raffinatezza orchestrale e dramma interiore, figlia di una stagione fertile e cosmopolita dell’opera italiana. Francesca da Rimini è un capolavoro affascinante, oggi pronto a condurci in un universo musicale unico e inconfondibile. La partitura di Zandonai affida all’orchestra un ruolo di assoluta protagonista, capace di raccontare ciò che la voce non osa dire, con una scrittura strumentale raffinatissima che lo pone accanto a Respighi e Puccini e non solo. Quest’opera, infatti, sospesa fra tradizione italiana e influenze europee – da Wagner a Strauss, da Ravel a Debussy – unisce dolcezza melodica e forza drammatica, preziosità timbriche e sensibilità poetica. E’ un raro esempio di “literaturoper” italiana, nato dal testo di D’Annunzio, e si impone come un banco di prova irresistibile per la protagonista, eroina tragica che muore per amore. Relegata per troppo tempo ai margini, Francesca merita di essere riscoperta come uno dei punti più alti della nostra tradizione lirica e come opera capace di parlare con forza al pubblico di oggi».
La voce di Francesca sarà quella di Barno Ismatullaeva
A dare voce a Francesca sarà il soprano Barno Ismatullaeva, alla quale si alternerà Ekaterina Sannikova; Paolo avrà il timbro di Roberto Alagna e Marcelo Puente; la parte di Gianciotto vedrà protagonista George Gagnidze e Simone Piazzola. Accanto a loro un cast di rilievo che riunisce artisti affermati e giovani talenti: Valentina Boi (Samaritana), Devid Cecconi (Ostasio), Matteo Mezzaro (Malatestino), Valentina Mastrangelo (Biancofiore), Albina Tonkikh (Garsenda), Martina Myskohlid (Altichiara), Sofia Koberidze (Donella), Silvia Beltrami (Smaragdi), Enzo Peroni (Ser Toldo), Janusz Nosek (Il giullare), Daniel Umbelino (Il balestriere) ed Eduardo Martínez (Il torrigiano). Tonkikh, Myskohlid, Umbelino e Martínez, insieme a Tyler Zimmerman sono i componenti del Regio Ensemble per questa Stagione. A firmare l’allestimento sono Alberto Beltrame per le scene, Elena Beccaro per i costumi, Marta Negrini per la coreografia e Marco Alba per le luci.
L’Anteprima Giovani dell’opera, dedicata al pubblico under 30, è giovedì 9 ottobre alle 20, seguono la Prima, venerdì 10 ottobre alle 19, e cinque recite fino al 23 ottobre.
«Inaugurare la nuova Stagione con questo titolo significa valorizzare un capolavoro che appartiene alla storia del teatro – spiega Mathieu Jouvin, sovrintendente del Teatro Regio – che sa parlare con forza al presente e che è testimonianza viva di un passaggio cruciale della nostra civiltà. Questa scelta conferma l’identità del Regio come teatro d’arte e di pensiero, capace di affrontare il grande repertorio con autorevolezza e, al contempo, di restituire vitalità a opere rare spesso escluse dai cartelloni contemporanei».