Le Regioni del Nordovest sono tra quelle dove la previsione del fabbisogno occupazionale per il quinquennio iniziato quest’anno è la più alta di tutto lo Stivale.
Fabbisogni occupazionali da record per i prossimi 5 anni nel Nordovest
Secondo il rapporto “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2025-2029)”, realizzato da Unioncamere e pubblicato nei primi giorni di settembre, la previsione delle necessità occupazionali di Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria da qui al 2029 cubano il 28% del totale nazionale, e il dato è superato solo dalla previsione che riguarda l’area del Sud e delle Isole, che si attesta su quasi il 30% del totale. Predisponendo 2 scenari futuri nella previsione, uno negativo e l’altro positivo, il Nordovest nei prossimi anni avrà bisogno di un numero totale di lavoratori compreso tra i 913mila e il milione di unità.
La performance lombarda
Essendo la regione più popolosa d’Italia era facile da prevedere che la Lombardia fosse un caso a sé stante. Infatti è la regione dell’area con il fabbisogno più elevato, ma da sola cuba il 18% della previsione del fabbisogno nazionale. In termini assoluti si parla di un numero compreso tra 592mila e 683mila unità. Piemonte e Valle d’Aosta si attestano tra i 230mila e i 262.700 (il 7% del totale nazionale), mentre la previsione per la Liguria si attesta tra i 91.700 e i 102.600 (il 2,8% del totale nazionale).
I record del Nordovest: uno positivo e l’altro molto negativo
La Lombardia segna un record anche nell’ambito della expansion demand, ossia la crescita del fabbisogno occupazionale legata alla crescita del lavoro, e non alla necessità di rimpiazzare i lavoratori che vanno in pensione. Nello scenario positivo la regione più grande del Nordovest vedrà una crescita dello stock occupazionale di 115mila unità nel quinquennio (nello scenario negativo invece il valore previsto precipita a 24mila unità). Nel caso dello scenario negativo invece l’altro record del Nordovest lo fa registrare il Piemonte assieme alla Valle d’Aosta, che fanno parte delle regioni che assumerebbero valori di expansion demand negativi: si parla di un calo di 22mila unità nel quinquennio (in caso di scenario positivo invece l’incremento nei 5 anni è di 10.700 unità).
Il capitolo sui lavoratori stranieri
Così come si osserva da anni in demografia l’importanza dell’apporto di stranieri nei saldi demografici delle nostre comunità, anche nelle previsioni occupazionali l’apporto di lavoratori immigrati dai paesi esteri ha un ruolo sempre più importante. L’osservatorio di Unioncamere per questo specifico ambito ha sviluppato una previsione che è solo positiva. Nei territori del Nordovest pure per questo aspetto è presente un primato, quello lombardo. Qui infatti la previsione occupazionale parla di 146mila lavoratori stranieri che dovranno essere impiegati nel quinquennio, il 24% del totale nazionale. L’analisi riguarda solo il settore privato, che nel Nordovest prevede un incremento di 862.300 lavoratori, dei quali 212.400 stranieri. Nel dettaglio quelli lombardi sono 146.800. In Piemonte e Valle d’Aosta sono 45.300 stranieri, mentre in Liguria gli immigrati saranno 20.300. Il totale nazionale del fabbisogno di lavoratori stranieri nel quinquennio è di 617.200. Dividendo per settori di impiego, più della metà della domanda di lavoratori stranieri, 335mila unità (il 54%) proverrà dai settori dei servizi. L’industria sarà l’altra grande area settoriale di impiego di lavoratori stranieri (il 40%, con 245mila unità), mentre il comparto agricolo assorbirà le restanti 37mila unità (il 6%).
In totale il mercato del lavoro avrà bisogno di 3,3 milioni di persone
Secondo i diversi scenari di previsione il mercato nazionale del lavoro da qui al 2029 avrà bisogno dai 3,3 milioni ai 3,7 milioni di lavoratori. La maggior parte del fabbisogno nei cinque anni è determinato dalla necessità di rimpiazzare le persone che finiscono di lavorare, o perché in pensione o per altri motivi, nell’82% dei casi per lo scenario positivo e nel 93% dei casi in quello negativo. lo stock occupazionale potrebbe crescere nel quinquennio da un minimo di 237mila unità nello scenario negativo fino a un massimo di 679mila di occupati in un contesto più favorevole. I fattori di rischio – che pertanto potrebbero far variare il fabbisogno di circa 440mila occupati – riguardano la possibilità di un rallentamento del commercio internazionale, incrementi dei prezzi dei beni energetici e delle materie prime, e quindi un’accelerazione dell’inflazione, difficoltà di accesso al credito, oltre all’incertezza dovuta alla diffusa instabilità geopolitica.