L'analisi

Nel Nordovest per colf e badanti nel 2023 spesi 2 miliardi e mezzo di euro

E’ il dato che emerge dal rapporto annuale dell’associazione Domina, che riunisce le famiglie dei datori di lavoro domestico, categoria che contiene entrambe le tipologie di professioni.

Nel Nordovest per colf e badanti nel 2023 spesi 2 miliardi e mezzo di euro

Le famiglie del Nordovest nel 2023 hanno sborsato la cifra esorbitante di 2 miliardi e 539 milioni di euro per colf e badanti.

2,5 miliardi di euro per colf e badanti nel Nordovest: tanto hanno speso le famiglie nel 2023

E’ il dato che emerge dal rapporto annuale dell’associazione Domina, che riunisce le famiglie dei datori di lavoro domestico, categoria che contiene entrambe le tipologie di professioni. Per inciso, il badante è il professionista che assiste la persona, spesso anziana e non autosufficiente, mentre il colf è un collaboratore domestico, impegnato più nelle faccende di casa che nella cura personale. Il rapporto dell’osservatorio 2024 è relativo ai dati dell’anno precedente, elaborati con la collaborazione scientifica della Fondazione Leone Moressa.

Il dettaglio dei costi nelle nostre regioni

In Lombardia le famiglie nel 2023 hanno speso la bellezza di 1 miliardo e 656 milioni di euro, dei quali 1.311 milioni per le retribuzioni, 248 di contributi totali e 97 milioni di Tfr, generando in totale 3,5 miliardi di euro di valore aggiunto, lo 0,8% del Pil regionale. Le famiglie piemontesi per colf e badanti hanno sborsato 609 milioni di euro, dei quali 480 milioni per le retribuzioni, 93 milioni per i contributi e 36 milioni per i Tfr. In totale hanno generato 1 miliardo e 200 milioni di euro, lo 0,9% del Pil regionale, di valore aggiunto. In Liguria la spesa delle famiglie per il 2023 è stata di 274 milioni di euro, dei quali 217 di retribuzioni, 41 milioni in contributi totali e 16 milioni di Tfr. Il valore aggiunto generato è stato di mezzo miliardo di euro, l’1% del Pil regionale.

La Lombardia guida la classifica nazionale, ma solo sui numeri assoluti

Il rapporto dell’osservatorio sui lavoratori domestici individua anche quante sono le famiglie che offrono questo tipo di lavoro: la regione più popolosa del Paese – proprio per questa sua caratteristica – ha il primato per la quantità di famiglie datori di lavoro, con la bellezza di 173.691 nuclei. Per trovare un’altra regione del Nordovest bisogna scendere 3 posizioni in classifica e si trova il Piemonte, con 67.996 famiglie (5ª in classifica, tra Emilia Romagna e Veneto). La Liguria invece occupa la 10ª posizione, con 31.807 famiglie datori di lavoro domestico. Guardando però esclusivamente l’impatto economico sul Pil regionale le posizioni cambiano drasticamente: la più alta nella classifica nazionale dele regioni del Nordovest è la Liguria, in 4ª posizione (dopo Umbria, Sardegna e Lazio), con l’1% di quota del Pil regionale . Il Piemonte segue in 8ª posizione, con lo 0,9% del Pil regionale, mentre la Lombardia è in 11ª posizione, con lo 0,8% del Pil.

Quello del lavoro domestico è il settore con il più alto tasso di irregolari

Per le sue caratteristiche, il settore specifico è considerato tradizionalmente nel nostro Paese quello con il più alto tasso di rapporti irregolari tra datore di lavoro e dipendente. In sostanza, per il 2023, si stima che quasi 1 lavoratore domestico su 2 sia irregolare. I soggetti coinvolti nel settore, tra lavoratori e lavoratrici e famiglie datori di lavoro, sono circa 1,7 milioni. Applicando il tasso di irregolarità emerso per il 2023, ossia del 47,1%, emerge che il totale dei soggetti coinvolti nel settore aumenti addirittura a 3,3 milioni.

Quale sarà il futuro del settore?

E’ una costante, negli anni passati, l’aumento esponenziale della domanda di assistenza soprattutto dopo la pandemia di Covid. Quest’anno la crescita sembra essersi stabilizzata, ma come saranno i prossimi anni? «L’invecchiamento demografico – così nel rapporto di Domina – è uno dei fenomeni chiave in corso in Italia e in Europa. Le ripercussioni di questa tendenza sono già evidenti in alcuni ambiti della società, mentre in altri devono ancora manifestarsi pienamente. Per quanto riguarda il settore della cura e dell’assistenza alla persona, ad esempio, è chiaro che le dinamiche demografiche stanno portando ad un aumento nella domanda di servizi assistenziali». Da non sottovalutare è anche l’evoluzione tecnologica, che – lo vediamo già ora con i progressi dell’intelligenza artificiale – apre scenari che sono difficili da immaginare: «Un altro fattore che potenzialmente può avere impatti inimmaginabili sul settore di cura e assistenza è la tecnologia. Già oggi – così si legge nel rapporto dell’osservatorio sui lavoratori domestici – esistono app e algoritmi in grado di agevolare la vita delle famiglie. Basti pensare alla possibilità di migliorare l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, individuando figure professionali specifiche per determinati bisogni, o ’all’introduzione della domotica per il miglioramento dei servizi di cura e assistenza. Queste possibilità già oggi vengono messe in pratica da imprese e startup, anche in Italia. Evidentemente, però, questa prospettiva rappresenta anche una sfida per il settore».