L'inchiesta

Intervista al fondatore dell’associazione genitori antidroga da oltre 40 anni in prima linea

«I genitori faticano a cogliere i segnali e a intervenire. Di solito trascorrono 5 anni prima della scoperta e altri due di tentativi casalinghi, prima che i giovani approdino in comunità. Diverso, ovviamente, il percorso di chi viene arrestato e quindi scoperto prima».

Intervista al fondatore dell’associazione genitori antidroga da oltre 40 anni in prima linea

Un’associazione nata a Milano nel 1982 da un gruppo di genitori con figli tossicodipendenti, che non si ferma con il trascorrere degli anni, anzi, modula le risposte in base al variare delle necessità.

La storia dell’associazione genitori antidroga di Pontirolo

Aga (Associazione genitori antidroga) di Pontirolo ha iniziato la propria attività con gruppi di mutuo aiuto in un periodo in cui in Italia le comunità erano pochissime a fronte dal grande numero di persone con dipendenze. Nel 1987 apre il centro diurno e dal ‘94 la comunità Cascina Nuova a Pontirolo Nuovo (BG) con 48 posti. Nel 2009 è stato pensato ed elaborato il progetto di costituire un vero e proprio Centro per la cura delle dipendenze con l’avvio del Servizio Multidisciplinare Integrato (Smi) ora a Treviglio. Lo Smi è la porta delle Comunità residenziali: è infatti attraverso questo servizio che viene valutato se un utente può essere seguito a livello ambulatoriale o se la sua dipendenza è talmente grave da richiedere un percorso comunitario. Nel 2018 si è aggiunta una comunità educativa, «I Draghi», per minori in uno stato di vulnerabilità psico-sociale. Nel 2023, infine, si è ulteriormente ampliata l’offerta dei servizi territoriali con lo Smi dell’Isola di Terno d’Isola. Un percorso che ha visto cambiare la droga consumata ma non il bisogno di un sostegno mirato per uscire dalla dipendenza.

«All’inizio l’emergenza era legata all’eroina e agli oppioidi – spiega il presidente, Enrico Coppola – e chi era dipendente si riconosceva anche da un preciso stereotipo fisico. Nel corso degli anni tutto è cambiato: i tossicodipendenti non sono più considerati delinquenti ma malati dal 1995, gli emarginati sono solo la punta dell’iceberg, non si riconoscono a colpo d’occhio i consumatori. Il mercato stesso è mutato: si trova poca eroina; il 3,5% nella Bergamasca e ancora meno a livello nazionale. Ora a dominare è la cocaina, spacciata dalle associazioni mafiose e poi si trova di tutto anche perché chi è tossicodipendente è difficile che utilizzi una sola sostanza. Gli oppioidi ci sono ancora, spesso assunti tramite ricette false o da quelle di parenti che seguono le cure del dolore, ci sono le droghe sintetiche, come il Fentanyl, ma da noi sono ancora marginali».

La prevenzione informativa nelle scuole? Non basta

Per Coppola non ci sono servizi di prossimità adeguati per i giovani perché la prevenzione informativa nelle scuole non basta:

«Abbiamo decine di under 21 in comunità che hanno iniziato a fare uso di sostanze a 12-13 anni – spiega – e la vera emergenza è rappresentata dalla doppia diagnosi: dipendenze e psicopatologie gravi. La dipendenza non applica differenze tra classi sociali. Il disagio giovanile è un tratto comune dell’età; i minori sono fragili, non hanno identità precisa e per questo dobbiamo sentirci tutti coinvolti per far sì che non cadano nel consumo di sostanze. E’ molto più difficile che si inizi da adulti, per lo stress o per “mantenere i ritmi”».

Per questo il presidente di Aga ribadisce che la prevenzione, così come attuata, non basta; serve a livello di famiglie e di comunità educante:

«I genitori faticano a cogliere i segnali e a intervenire. Di solito trascorrono 5 anni prima della scoperta e altri due di tentativi casalinghi, prima che i giovani approdino in comunità. Diverso, ovviamente, il percorso di chi viene arrestato e quindi scoperto prima».

Servono più risorse nei servizi

Coppola reputa necessario anche l’investimento di più risorse nei servizi quali lo Smi (in Lombardia ce ne sono 14) perché hanno un approccio più accogliente ma soprattutto hanno spazio per i nuovi tossicodipendenti; servirebbero anche piccoli ambulatori per le utenze specifiche, anche per sopperire ai bisogni dei territori più isolati.
Aga ha un centinaio di genitori che collaborano in maniera attiva «perchè tra pari ci si comprende e ci si accoglie» e presto diventerà Fondazione. «Il 70% di chi arriva da noi guarisce, il 30% interrompe prima il percorso – conclude Coppola – si creano legami forti ed è bello vederli tornare, con le famiglie, con i figli. Sono felici. Ce l’hanno fatta».