Rischio chiusura per le imprese artigiane del settore moda: l'allarme di Confartigianato
Secondo Confartigianato è urgente un’azione mirata del Ministero per fare uscire dalla crisi un settore così strategico per il Paese, che in Italia conta 60mila imprese manifatturiere e oltre 600mila lavoratori.

Le imprese artigiane del settore moda sono a rischio chiusura. E’ Confartigianato a lanciare l’allarme.
L'allarme di Confartigianato: rischio chiusura per le imprese del settore moda
Una crisi a livello nazionale che in Piemonte si traduce nella chiusura di 229 imprese artigiane del settore in sei anni: prima del Covid erano 2.458, ora sono 2.229 (dato Unioncamere al 31 marzo).
«La qualità delle nostre produzioni sono riconosciute in tutto il mondo e riteniamo che sia arrivato il momento di garantire una maggiore stabilità a un marchio di alto valore come il Made in Italy – afferma Samantha Panza, presidente Abbigliamento di Confartigianato Imprese Piemonte - Il settore ha retto il periodo pandemico, ma altre situazioni geopolitiche internazionali e le nuove misure imposte a livello europeo, anche sulla sostenibilità, stanno mettendo a dura prova la sua resilienza. Il Governo ha riconosciuto lo stato di crisi del settore, prova ne è la convocazione del Tavolo per il 6 agosto».
L'urgenza di un'azione mirata del Ministero
Secondo Confartigianato è urgente un’azione mirata del Ministero per fare uscire dalla crisi un settore così strategico per il Paese, che in Italia conta 60mila imprese manifatturiere e oltre 600mila lavoratori. «Come dimostrano la realtà del nostro territorio, il sistema moda non è solo grandi firme, è anche una vasta rete di piccoli artigiani, che dal disegno al taglio realizzano capi unici» aggiunge Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte. La rapida crescita dell’e-commerce ha messo sotto pressione le aziende meno preparate a integrare i canali digitali, le spinte inflazionistiche e le richieste di miglioramento delle condizioni di lavoro hanno impattato sui costi operativi e sulla capacità di trattenere maestranze qualificate. Le imprese artigiane spesso non soddisfano i requisiti delle banche per accedere a finanziamenti adeguati.
«Aziende in Paesi con bassi costi di manodopera continuano a rappresentare una sfida significativa per i produttori europei mentre le abitudini di consumo premiano sempre più abbigliamento casual e sportivo, influenzando negativamente i segmenti più tradizionali, riducendo la domanda di prodotti di lusso e di alta qualità sempre meno alla portata delle tasche dei consumatori alimentando così il fast fashion - prosegue il presidente - Va inoltre evidenziato come nel nostro Paese vi siano ancora sacche di illegalità, rappresentata da laboratori abusivi che si servono di personale straniero sottopagato, difficili da identificare e che generano situazioni di concorrenza sleale per coloro che operano nella legalità. Politiche sempre più stringenti in tema di sostenibilità e obblighi di trasparenza, spingono le aziende e i consumatori verso produzioni più etiche e green, che spesso però comportano costi più elevati per gli imprenditori. Allo stesso tempo la forte concorrenza nel mercato interno spinge le imprese a cercare sbocchi internazionali che però richiedono competenze specifiche e investimenti mirati». La sfida, per uscire dalla crisi, rimane alta.