L'intervista

Il viaggio nelle università lombarde dell'assessore regionale si è concluso a metà gennaio

Un anno in tour, per conoscere, incontrare, comprendere e dialogare. Si è concluso a metà gennaio il viaggio dell’assessore regionale Alessandro Fermi nelle Università lombarde. Dodici mesi per visitare 14 atenei, dalla Liuc di Castellanza al Politecnico di Milano, passando per la Cattolica (sede di Cremona), San Raffaele, Iuss Pavia, Università degli Studi di Brescia, Insubria di Varese e Como, Università degli Studi di Bergamo, Iulm, Statale, Università degli Studi di Pavia, Humanitas University, Bicocca (sede di Monza) e Bocconi.

Il viaggio nelle università lombarde dell'assessore regionale si è concluso a metà gennaio
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L'assessore regionale Alessandro Fermi nelle università lombarde ha concluso a metà gennaio un viaggio che lo ha portato a visitare tutti gli atenei del territorio.

Un viaggio tra le università lombarde per l'assessore Fermi

Un anno in tour, per conoscere, incontrare, comprendere e dialogare. Si è concluso a metà gennaio il viaggio dell’assessore regionale Alessandro Fermi nelle Università lombarde. Dodici mesi per visitare 14 atenei, dalla Liuc di Castellanza al Politecnico di Milano, passando per la Cattolica (sede di Cremona), San Raffaele, Iuss Pavia, Università degli Studi di Brescia, Insubria di Varese e Como, Università degli Studi di Bergamo, Iulm, Statale, Università degli Studi di Pavia, Humanitas University, Bicocca (sede di Monza) e Bocconi.

La prima domanda è automatica. Che realtà ha trovato?

«Quando, a inizio tour, mi è stato proposto il titolo (“Un viaggio tra le eccellenze. Università e Regione Lombardia si incontrano”) non ero per nulla convinto dell’utilizzo della parola “eccellenze”, che è sicuramente abusata. A giro concluso posso solo dire che mai termine fu più azzeccato. Il sistema universitario lombardo costituisce una risorsa inestimabile e un motore di sviluppo per il nostro territorio, sia per le sue dimensioni (oltre 330mila studenti, circa 28.500 studenti idonei alla borsa di studio, di cui il 45% fuori sede, 15 università nonché 25 istituzioni dell’alta formazione artistica e musicale e 7 Scuole Superiori per Mediatori Linguistici), sia per la sua qualità e capacità di attrarre studenti da tutto il mondo, come confermato dalle recenti classifiche internazionali pubblicate».

Quali dunque i punti di forza delle università che ha visitato?

«Direi che sono tantissimi. Vediamo di metterli in ordine, partendo dal fatto che i nostri atenei sono stati lungimiranti nel proporre soluzioni valide in tutte le province lombarde. Io sono un profondo sostenitore della “Lombardia dei territori”, nella convinzione che sia necessario garantire ai giovani d’oggi la possibilità di studiare o lavorare in qualsiasi zona. Questo è assicurato dal sistema universitario lombardo: se Milano è attrattiva di per sé, aver la possibilità di scegliere sedi anche più periferiche ma altrettanto valide credo sia un valore aggiunto non da poco».

Durante il tour ha avuto anche la possibilità di visitare laboratori altamente innovativi…

«Esatto. E questo senza dubbio è un altro punto di forza del nostro sistema universitario. In ogni tappa abbiamo avuto la fortuna di vedere spazi tecnologicamente all’avanguardia, spesso finanziati anche da Regione Lombardia. Mi ha riempito di orgoglio, soprattutto perché sono convinto che il futuro delle università, in un periodo in cui c’è fortissimo calo demografico, si giocherà molto sull’attrattività. E tra gli elementi che possono trattenere i nostri ragazzi o attrarli dall’estero vi è sicuramente anche l’avanguardia tecnologica. Questo mi ha fatto venire in mente un’idea, che abbiamo tradotto subito in pratica».

Ce la racconta?

«Proprio per rendere i nostri atenei sempre più all’avanguardia e dare anche una mano tangibile, abbiamo studiato una misura totalmente inedita, che finanzia le strutture tecnologiche presenti nelle università. La risposta alla manifestazione di interesse che abbiamo pubblicato è andata ben al di là di ogni più rosea aspettativa, con una cinquantina di progetti presentati. Nei prossimi mesi uscirà dunque il bando, che potremmo decidere di far diventare strutturale e che aiuterà anche a rendere ancora più forte il rapporto tra università e imprese, visto che una delle richieste formulate è che i laboratori e i macchinari rinnovati vengano poi messi a disposizione pure delle aziende del territorio».

Qualche altra nota positiva da sottolineare?

«Quella che più mi ha riempito di orgoglio, ossia la presenza ovunque di tanti giovani talenti. In ogni tappa del tour ho chiesto di poter incontrare anche i ragazzi e posso dire con certezza che ci aspetta un grande futuro: ho potuto dialogare con giovani studenti che investono il loro tempo libero in progetti che definire all’avanguardia è riduttivo. Parliamo sempre negativamente delle nuove generazioni e forse è arrivato il momento di cambiare paradigma. Il mio grazie, però, va anche a docenti e ricercatori di altissimo livello, che sanno stimolare nel giusto modo gli studenti».

Abbiamo parlato dei lati positivi. Qualche nodo da sciogliere, invece?

«Diciamo che quasi ovunque il dibattito più acceso è stato sul Diritto allo studio, ma è un nodo che deve risolvere la politica. Sulle borse di studio è mancata quasi totalmente una programmazione, visto che si è decisa di allargare le maglie quando si avevano a disposizione i fondi del Pnrr senza pensare cosa sarebbe poi accaduto a fondi esauriti. Regione Lombardia sta ponendo rimedio a questo problema chiedendo di poter utilizzare le risorse Fse, come già fanno altre regioni, però anche lo Stato ci deve dare una mano, per esempio ripartendo meglio il Fis, che non tiene conto di quanti studenti non lombardi ospitano i nostri atenei. Ed è sicuramente arrivato anche il momento di aprire gli occhi sulle borse di studio concesse agli studenti stranieri».

In che senso?

«Purtroppo per moltissimi studenti stranieri extra Unione Europea non è possibile un efficace controllo della dichiarazione della condizione economica. Basta dire che attualmente gli studenti stranieri in Lombardia rappresentano circa l’8% degli iscritti ma assorbono quasi il 30% dei fondi per le borse di studio. E’ evidente che c’è qualcosa che non quadra».