Economia

Nel Nordovest è boom di pensioni integrative

Lo studio della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip).

Nel Nordovest è boom di pensioni integrative
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Sono sempre più diffuse, nel Nordovest, le adesioni alle forme di contribuzione pensionistica complementare che, assieme al resto del nord Italia, sono ben al di sopra della media nazionale di 2.890 euro pro capite all’anno.

Boom di pensioni integrative nel Nordovest

Lo rileva un rapporto pubblicato di recente dalla Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip). Piemonte e Lombardia riportano, per il 2024, contribuzioni pro capite in fondi pensione complementari tra i 2.900 e i 3.600 euro, mentre la Liguria si ferma nel gradino subito inferiore, tra i 2.600 e i 2.900 euro annui pro capite. Il dato lombardo, con 3.560 euro annui, è il più alto d’Italia. Segue il Lazio, con 3.180 euro. Il Piemonte è alla pari dell’Emilia Romagna, con 2.980 euro annui.

«La diffusione della previdenza complementare nelle diverse aree geografiche del Paese è molto eterogenea – si legge nel rapporto della Commissione - Valori del tasso di partecipazione ampiamente superiori alla media generale si registrano nelle regioni del Nord e, in particolare, in quelle aree dove l’offerta previdenziale è completata da iniziative di tipo territoriale: esso raggiunge il 62,8% delle forze di lavoro in Trentino-Alto Adige, il 47,6% in Veneto e il 47,2% in Valle d’Aosta. Si registrano valori superiori alla media anche in altre regioni settentrionali: 45,4% in Friuli-Venezia Giulia, 42% in Lombardia e 40,4% in Piemonte».

Il divario tra lavoratori autonomi e dipendenti

La media delle contribuzioni risente del divario tra lavoratori dipendenti e autonomi: i primi, che possono contare anche sui flussi del Tfr in busta paga, nel 2024 hanno versato pro capite una quota annua di 2.990 euro, mentre gli autonomi si sono fermati a 2.790. Gli autonomi aderiscono meno ai fondi pensione: il 23,7% dei lavoratori autonomi è iscritto a un piano pensionistico complementare, contro il 38,8% dei lavoratori dipendenti. Considerando i versamenti solo nel 2024 il divario si allarga ulteriormente, arrivando al 13,3% di autonomi e 30,5% dei dipendenti. La partecipazione cresce con l’aumentare dell’età: tra i 15 e i 34 anni i lavoratori iscritti sono il 29,9%, mentre la fascia demografica tra i 35 e i 44 anni è del 34%, 36,3 nella classe 45-54 anni e infine al 45,5% tra 55 e 64 anni; rispetto a cinque anni prima, il tasso di partecipazione cresce di 8,4 punti percentuali nella classe più giovane e di 3,5-5,5 punti percentuali nelle altre fasce.

Non manca neanche il gap di genere

Secondo il genere, gli uomini contribuiscono in media più delle donne: 3.080 euro contro 2.590 euro delle donne, il 18,9% in più. E’ decisamente superiore la percentuale di lavoratori uomini iscritti alla previdenza complementare: il 41,3% dei lavoratori uomini è iscritto, contro il 34,1% delle lavoratrici.

«Le differenze nella partecipazione alla previdenza complementare – si legge nel rapporto - tendono ad ampliare i divari già esistenti che derivano dalla struttura del mercato del lavoro. Così, la più bassa partecipazione delle donne è certamente spiegata in primo luogo dal loro minore tasso di attività: 57,6% contro il 75,6% degli uomini. Tuttavia, una volta entrate nelle forze di lavoro, la partecipazione delle donne alla previdenza complementare è comunque di circa sette punti percentuali più bassa rispetto a quella degli uomini, persistendo a loro sfavore gap salariali e carriere più discontinue».

Una situazione nel complesso positiva

La relazione della Covip è stata presentata il 23 giugno dal suo presidente Mario Pepe alla Camera dei deputati. Dalla conferenza è emerso come nel 2024 le forme pensionistiche integrative operanti in Italia fossero 291, con 9,95 milioni di iscritti. Il totale dei contributi incassati è aumentato del 7% rispetto al 2023, attestandosi a un totale di 20,5 miliardi di euro.