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Assemblea di Confartigianato Imprese Piemonte la crisi automotive è stata al centro dei lavori

L'appello del presidente Giorgio Felici: «Abbiamo bisogno di politiche mirate ed incentivi, bandi su misura per i piccoli, di supporto tecnico e finanziario per migliorare la competitività delle imprese artigiane piemontesi sui mercati nazionali e internazionali, e per sviluppare progettualità specifiche. Non pacche sulle spalle, ma certezze per poter costruire insieme il nostro domani»

Assemblea di Confartigianato Imprese Piemonte la crisi automotive è stata al centro dei lavori
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Numerosi i temi affrontati dall’Assemblea di Confartigianato Imprese Piemonte. Primo fra tutti la crisi automotive.

La crisi dell'automotive al centro dell'assemblea di Confartigianato Imprese Piemonte

La produzione industriale è in décalage: in un anno la cassa integrazione è salita del 127% e per il presidente Giorgio Felici le cause hanno radici lontane:

«Paghiamo le politiche sbagliate e miopi del Green Deal. Sulla transizione ecologica non serve contrapporre gli “apocalittici” agli “integrati”, da un lato i detrattori di tutto ciò che è “verde”, quindi pulito e sostenibile, dall’altra coloro che sognano un mondo dove ci si muova tutti in bicicletta o monopattino. Basterebbe applicare il buon senso alle politiche industriali dell’Italia e della UE. E’ evidente a tutti che il mercato dell’elettrico non decolla e che la scelta europea di vietare dal 2035 la vendita di veicoli che emettono CO2 significa dire addio al termico, quindi distruggere l’automotive nostrano».

Preoccupa anche l'analisi demografica dell'artigianato regionale

Anche l’analisi demografica dell’artigianato piemontese restituisce una fotografia fosca e preoccupante: i dati del Registro imprese delle Camere di commercio parlano di una contrazione, con un tasso di crescita negativo, pari a -0,5% nel 2024.

«Siamo decisamente preoccupati da questo assottigliamento delle attività produttive artigiane ma ciò che preoccupa non è solo il numero, quanto l’età - precisa Felici - Il bilancio dell’ultimo decennio ha visto sparire in Piemonte, tra chiusure e superamento della soglia di età degli amministratori, 8.775 attività guidate da under 35, portando il numero complessivo delle imprese giovanili da 45.305 del 2014 alle 36.530 di dicembre 2024. A fine 2024 il disequilibrio tra domanda e offerta nel mercato del lavoro si conferma essere una piaga alla quale dover porre rimedio. Le aziende cercano personale, possibilmente specializzato, ma non si trovano candidati».

Un’altra preoccupazione forte riguarda il caro energia.

«L’ufficio studi della Cgia di Mestre ha stimato che quest’anno le imprese italiane dovranno pagare 137 miliardi in più rispetto allo scorso anno (pari al +19,2%). Di questi 9,7 miliardi per le bollette della luce e 4 per quelle del gas. Questa crisi energetica, a breve, si ripercuoterà negativamente sull’occupazione e sull’intera economia, perché, quando le piccole imprese soffrono e i posti di lavoro sono a rischio, consumi e crescita subiscono una frenata».

Questo senza dimenticare dazi, burocrazia, fisco e tasse.

«Abbiamo bisogno di politiche mirate ed incentivi, bandi su misura per i piccoli, di supporto tecnico e finanziario per migliorare la competitività delle imprese artigiane piemontesi sui mercati nazionali e internazionali, e per sviluppare progettualità specifiche. Non pacche sulle spalle, ma certezze per poter costruire insieme il nostro domani» conclude il presidente.