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Liste d'attesa in sanità, il problema è anche per la carenza di personale

Uno dei motivi principali delle liste d'attesa chilometriche in sanità è la carenza di personale sanitario.

Liste d'attesa in sanità, il problema è anche per la carenza di personale
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Una delle risposte più frequenti che chi finisce in liste d’attesa chilometriche si sente dare alla domanda sui motivi per cui bisogna aspettare tanto per una prestazione, che magari sarebbe anche urgente, riguarda la carenza del personale sanitario.

Liste d'attesa in sanità anche perchè manca il personale

E allora andiamo a vedere com’è la situazione: secondo un rapporto della Fondazione Gimbe di Bologna non c’è molto da stare tranquilli. Nelle nostre 3 Regioni di riferimento la situazione è decisamente migliore in Liguria (4ª nella classifica totale), dove secondo una ricerca della Ragioneria Generale dello Stato, citata da Gimbe, nel 2022 (ultimo anno per cui questi dati sono disponibili) il personale dipendente del Servizio Sanitario Nazionale per ogni 1000 abitanti era di 15,8 unità. Gli altri nostri territori invece sono decisamente più in basso nella classifica nazionale: il Piemonte (al 12° posto in classifica) è di poco sopra la media italiana, che è di 11,3 dipendenti su 1000 abitanti, con 13 unità per 1000 abitanti, mentre per trovare la voce relativa alla Lombardia (al 15° posto) bisogna scorrere l’elenco fino alle ultime posizioni, con 10,5 dipendenti SSN per ogni 1000 abitanti (tra Abruzzo e Puglia).

Nel 2022 i dipendenti del servizio sanitario nazionale erano 681.855

In totale, nell’anno 2022, i dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale erano 681.855. E, se una delle regole del giornalismo investigativo era quella di seguire la traccia dei soldi, dal punto di vista della spesa pubblica la situazione appare ancora più deprimente: secondo la fondazione Gimbe infatti sono 28 i miliardi di euro che sono andati persi in 11 anni, dei quali solo la metà nel quadriennio 2020/2024. «Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) – ha dichiarato Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – sta affrontando una crisi del personale sanitario senza precedenti, causata da errori di programmazione, dal definanziamento e dalle recenti dinamiche che hanno alimentato demotivazione e disaffezione dei professionisti verso il SSN. Senza un adeguato rilancio delle politiche per il personale sanitario, l’offerta dei servizi sanitari ospedalieri e territoriali sarà sempre più inadeguata rispetto ai bisogni di salute delle persone, rendendo impossibile garantire il diritto alla tutela della salute». La fondazione Gimbe ha spiegato queste criticità nel corso di un’audizione di fronte alla commissione affari sociali della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’“Indagine conoscitiva in materia di riordino delle professioni sanitarie”. È un problema non solo locale quindi, ma che riguarda tutta la rete sanitaria.

Spesa pro capite per la sanità: le differenze regionali

Anche analizzando la spesa pro capite del Servizio Sanitario Nazionale emergono forti differenze tra le Regioni: a fronte di una media, per il 2023, di 672 euro per abitante, emerge come sia la risultanza tra i 1.405 euro speso da ogni cittadino della Provincia autonoma di Bolzano e i 559 euro spesi dai cittadini residenti in Campania. Anche in questo capitolo dell’analisi i nostri territori sono molto lontani tra loro: primeggia la Liguria con 798 euro (al 6° posto della classifica generale), segue il Piemonte all’11° posto della classifica generale con 733 euro e la Lombardia addirittura è al terzultimo posto generale, con 576 euro.

«Nel periodo 2012-2023 – ha proseguito Cartabellotta – il capitolo di spesa sanitaria relativo ai redditi da lavoro dipendente è stato quello maggiormente sacrificato». In termini assoluti, dopo una progressiva contrazione da 36,4 miliardi di euro nel 2012 a 34,7 miliardi di euro nel 2017, la spesa ha iniziato a risalire raggiungendo 40,8 miliardi di euro nel 2022, per poi scendere a 40,1 miliardi di euro nel 2023. Tuttavia, in termini percentuali sulla spesa sanitaria totale, il trend rileva una lenta ma costante riduzione: se nel 2012 rappresentava il 33,5%, nel 2023 si è attestato al 30,6%. «Se la spesa per il personale dipendente si fosse mantenuta ai livelli del 2012, quando rappresentava circa un terzo della spesa sanitaria totale, negli ultimi 11 anni il personale dipendente non avrebbe perso 28,1 miliardi di euro, di cui 15,5 miliardi solo tra il 2020 e il 2023, un dato che evidenzia il sacrificio economico imposto ai professionisti del SSN».

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