La metà delle esportazioni all’estero di rifiuti urbani pericolosi prodotti in Italia viene dalla Lombardia
Il report annuale ha lo scopo di tracciare un quadro sulla gestione dei rifiuti urbani nel nostro paese, fornendo tutta una serie di dati per cercare di fare il punto della situazione e verificare lo stato dell’arte della gestione e del trattamento dei rifiuti nel nostro paese.

La fondazione Utilitatis ha pubblicato il rapporto Green Book 2025, dal quale emerge la gestione dei rifiuti urbani sul territorio italiano.
Rifiuti urbani sul territorio, una cartina di tornasole per lo stato di salute delle nostre città
La metà delle esportazioni all’estero di rifiuti urbani pericolosi prodotti in Italia viene dalla Lombardia. Sono infatti 2.256 le tonnellate di rifiuti urbani pericolosi che, nel 2023, sono state esportate principalmente in Svizzera. Il dato emerge dal report Green Book 2025, pubblicato dalla fondazione Utilitas. Con rifiuti urbani pericolosi si considerano quelli etichettati come “altri rifiuti prodotti dal trattamento dei rifiuti” e da “imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose o contaminati da tali sostanze”. Al secondo posto, nella speciale classifica, si trova il Piemonte, che con 1.154 tonnellate di rifiuti urbani pericolosi fa raggiungere la quasi totalità del dato nazionale (4.586 tonnellate). Di contro la Lombardia è uno dei principali destinatari (assieme al Piemonte) di rifiuti importati dalla Svizzera (prevalentemente imballaggi in vetro e rifiuti in metallo).
Lo scopo è quello di creare un quadro sulla gestione dei rifiuti nel nostro paese
Il report annuale ha lo scopo di tracciare un quadro sulla gestione dei rifiuti urbani nel nostro paese, fornendo tutta una serie di dati per cercare di fare il punto della situazione e verificare lo stato dell’arte della gestione e del trattamento dei rifiuti nel nostro paese. Stato dell’arte che, nonostante i buoni risultati in termini di economia circolare (l’Italia è tra i paesi UE più virtuosi con un tasso di circolarità delle risorse del 21%, quasi il doppio della media europea, ferma al 12%), presenta ancora diverse lacune. Entro i prossimi 10 anni infatti gli obiettivi UE prevedono di raggiungere una percentuale di effettivo riciclo del 65% dei rifiuti, ma ora siamo ancora fermi al 51% (nonostante la raccolta differenziata sia del 67%).
Bisogna mettere mano sulle infrastrutture
Il motivo del rallentamento, nonostante le eccellenze a livello locale, è da ricercare nelle infrastrutture, come ad esempio i termovalorizzatori, nei quali finisce, per le nostre regioni di riferimento, il 28% dei rifiuti urbani prodotti in Piemonte (dove c’è un impianto solo), il 50% dei rifiuti urbani prodotti in Lombardia (dove gli impianti sono 12) e zero in Liguria, dove non esistono impianti del genere. «Gli impianti di termovalorizzazione – si legge nel rapporto - sono indispensabili per promuovere la gestione dei rifiuti in un’ottica di economia circolare, permettendo di trattare i materiali non riciclabili (tra cui gli scarti degli stessi processi di riciclo) e di recuperare energia, senza ostacolare la raccolta differenziata ma anzi integrandola in un sistema sostenibile ed efficiente».
Nel 2023 è aumentata la produzione di rifiuti urbani
Nel 2023 la produzione nazionale dei rifiuti urbani si è attestata a 29,3 milioni di tonnellate, in aumento dello 0,7% rispetto al 2022. La percentuale di raccolta differenziata ha raggiunto il 67% a livello nazionale (+1,4 punti rispetto al 2022). Rispetto al 2022, tutte le macroaree mostrano una crescita dei tassi di raccolta differenziata che si presenta più marcata al Nord (+1,6%) rispetto al Centro (+0,9%) e al Sud (+1,4%). L’organico si conferma la frazione più raccolta (circa 38% del totale), seguita dalla carta e cartone (19%), dal vetro (12%) e dalla plastica (9%).