Armigeri e drappi, la passione comune per le ricostruzioni storiche
L’associazione è stata fondata nel 2006, oggi ne fanno parte una quindicina di persone, una dozzina di uomini e 3 donne. Il nome del sodalizio, Compagnia d’Arme del Carro, che potrebbe essere cambiato a breve, è legato alla casata dei fratelli Alberto e Giorgio Carminati, tra i fondatori del sodalizio e oggi rispettivamente presidente e vicepresidente.

Il racconto dell'attività del gruppo di volontari che dal 2006 si occupa di ricostruzioni storiche in giro per l'Europa.
L'attività dei volontari per le ricostruzioni storiche in giro per l'Europa
L’associazione è stata fondata nel 2006, oggi ne fanno parte una quindicina di persone, una dozzina di uomini e 3 donne. Il nome del sodalizio, Compagnia d’Arme del Carro, che potrebbe essere cambiato a breve, è legato alla casata dei fratelli Alberto e Giorgio Carminati, tra i fondatori del sodalizio e oggi rispettivamente presidente e vicepresidente, quest’ultimo fa provvisoriamente anche le veci del tesoriere, che ha lasciato l’associazione lo scorso anno. Il nuovo direttivo dovrebbe essere eletto a breve. A tracciarci un profilo della Compagnia d’Arme del Carro è Alberto Carminati.
Abbiamo avuto modo di conoscervi in occasione dell’apertura del castello di Solza la prima domenica di marzo, apertura che si replicherà ogni prima domenica del mese anche nel prossimo futuro nell’ambito della manifestazione “Pianura da scoprire”. Quali altri sono gli appuntamenti fissi della vostra associazione?
«In verità l’unico fisso è questo, grazie anche a una convenzione con il Comune di Solza che prosegue dal 2010 e viene rinnovata di anno in anno. Ci sono altri appuntamenti a cadenza biennale in Italia e all’estero, ma quello di Solza è l’unico fisso ormai da una quindicina d’anni a questa parte».
Quali invece quelli che vi impegneranno successivamente?
«In Francia, a Thil, nell’alta Garonna, parteciperemo a un evento chiuso al pubblico. Poi a metà settembre saremo in Germania, per essere precisi in Turingia, sempre per una manifestazione chiusa al pubblico».
Una curiosità: perché certi eventi vengono chiusi al pubblico, qual è il motivo?
«Lo scopo è quello di evitare distrazioni e quindi riprodurre nel modo più fedele possibile quel che si vuole rievocare. Dal nostro punto di vista sono le attività che danno le maggiori soddisfazioni, poi c’è anche da dire che alcune attività, penso ad esempio all’utilizzo delle armi, con la presenza del pubblico non si possono fare. Con questo non voglio affermare che non sia stimolante avere a che fare con il pubblico, ma quella è solo la punta dell’iceberg della nostra attività. Il resto resta sommerso. Perché noi non facciamo primariamente rievocazione storica ma ricostruzione storica. Non c’è rievocazione storica senza pubblico, a differenza di quel che accade per la ricostruzione, che all’estero si chiama archeologia sperimentale, perché l’obiettivo è ricreare l’originale, che qusto un oggetto piuttosto che una battaglia».
Questo fa capire che il vostro interesse per la ricostruzione storica esula dal voler apparire, c’è proprio la passione che guida nella scelta dei costumi, delle armature e di tutti gli ornamenti, suppellettili e armamenti che devono essere il più possibile fedeli al periodo storico al quale si riferiscono.
«Più che di costumi è corretto parlare di abito storico, perché l’obiettivo è sempre quello di ricostruirlo esattamente come quello dell’epoca a cui si riferisce. Nel nostro caso il 1.400, epoca in cui ha vissuto Bartolomeo Colleoni, del quale portiamo le insegne. Colleoni che, ricordiamo, è nato proprio a Solza».
Ricostruire perfettamente abiti storici non deve avere un costo indifferente, per le armature poi i costi lieviteranno ulteriormente...
«Esattamente. Qualcuno di noi si diletta di sartoria e quindi si riescono ad abbattere un po’ i costi, che per un abito però superano anche il migliaio di euro. Discorso diverso per le armature. In Italia ce ne sono una decina ricostruite fedelmente e 3 sono le nostre. In questo caso il costo si può paragonare a quello di un’utilitaria. L’ultima realizzata, la mia, è frutto di 5 anni di studi e di 3 anni di lavoro, giusto per dare l’idea della complessità della cosa. Poi ci sono le riproduzioni fedeli delle suppellettili, dei cannoni e di tutto il materiale che utilizziamo per le ricostruzioni e rievocazioni. Insomma i costi non sono certo indifferenti. Alla base c’è una grandissima passione per quel che facciamo, senza quella...».
L’associazione ha ormai una ventina d’anni, non siete in molti a farne parte, c’è un motivo?
«Non prendiamo più di un paio di associati l’anno e chi vuole entrare a farne parte è seguito in un percorso di crescita e preparazione, poi i nostri associati restano liberi di fare altre attività con chi vogliono. Unico vincolo è quello di non indossare i simboli della nostra associazione».
Vi ponete quindi in modo differente rispetto ad altri sodalizi che fanno soprattutto rievocazioni storiche.
«Diciamo che, fors’anche per colpa mia, siamo partiti con una sfida agli altri gruppi che proponevano essenzialmente rievocazioni di feste medievali. Ciò ha portato anche a degli attriti che si sarebbero potuti evitare con un approccio diverso e ciò un po’ lo rimpiango, Sta di fatto che oggi in Italia siamo poco apprezzati mentre all’estero siamo un punto di riferimento. Questo però non significa che non veniamo invitati per rievocazioni anche in Italia, la prossima uscita è in programma a giugno, tra Verdello, Verdellino e Levate, mentre ancor prima, a Gorizia, alcuni di noi saranno ospiti in un castello per una dimostrazione di giostra a cavallo. In quel caso in presenza del pubblico, perché è possibile assistere alla rievocazione in tutta sicurezza».