L'intervista

Carlo Calenda di Azione: "Contro i dazi americani puntiamo sull'Europa"

«Noi abbiamo fatto tre proposte al governo. Incominciare a garantire le posizioni finanziarie nette delle grandi aziende fornitrici, che sono in difficoltà con la liquidità di cassa; equiparare le aziende dell’automotive a quelle energivore, così da ottenere sconti significativi sulle bollette; un sostegno costante nel tempo e legato alla valorizzazione della produzione locale, non solo nazionale ma almeno europea».

Carlo Calenda di Azione: "Contro i dazi americani puntiamo sull'Europa"
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Carlo Calenda è intervenuto ad Aria Pulita, negli studi milanesi di Telecity con Simona Arrigoni.

Dazi americani, la ricetta di Carlo Calenda

I dazi imposti dagli Stati Uniti avranno un enorme impatto sulla nostra economia, la soluzione è trovare nuovi mercati e soprattutto favorire quello interno europeo. Ne è convinto Carlo Calenda, senatore e leader di Azione, con un passato da manager in grandi aziende, come Ferrari.  Lo abbiamo incontrato negli studi milanesi di Telecity, dove è stato ospite della trasmissione Aria Pulita condotta da Simona Arrigoni. E abbiamo colto l’occasione per parlare di economia e commercio internazionale, una materia che conosce bene.

«Noi esportiamo verso gli Stati Uniti prodotti per 67 miliardi di euro, con un saldo commerciale elevatissimo, pari a 44 miliardi - spiega Calenda - Con i dazi rischiamo di avere un effetto diretto e indiretto. Diretto, come tutta l’Europa, avremo difficoltà a vendere i nostri prodotti. Sull’agroalimentare abbiamo già difficoltà con gli Usa, perché non riusciamo a entrare nella grande distribuzione e poi soffriamo la concorrenza dell’italian sounding, marchi che richiamano i nostri non essendo italiani, perché gli Usa non riconoscono Dop e Igp e quindi i nostri prodotti non sono tutelati. L’effetto indiretto, invece, riguarda i dazi che tutti inizieranno a mettere. Se Trump mette i dazi alla Cina, questa cercherà di compensare vendendo in Europa sfruttando il dumping, il sotto costo, ma così anche l’Europa metterà dei dazi per difendere i propri produttori, e allora la Cina risponderà all’Europa con altri dazi. Aumenteranno i costi in tutte le filiere. Nell’agroalimentare noi siamo soprattutto trasformatori, con i dazi aumenteranno i costi delle materie prime. Il rischio è quello di avere una decrescita economica e l’inflazione, generando quella che si chiama stagflazione, il peggior incubo per una economia».

Cosa possiamo fare, quindi, per ridurre gli effetti dei dazi americani?

«Cercare altri mercati per compensare, ad esempio sono a favore dell’accordo con il Mercosur, ma ci vogliono anni per realizzarlo e recuperare le quote perse. Quindi per trovare soluzioni più rapide bisognerebbe favorire il mercato interno europeo, eliminando le barriere ancora esistenti, più tecniche, per aumentare lo scambio interno all’Unione europea».

Un comparto in difficoltà, per le norme europee e ora anche per i dazi, è quello dell’automotive, molto importante nel Nordovest.

«L’automotive ha vissuto due disastri. Il primo certamente il Green Deal europeo, ma il secondo è stato colpa dei produttori di auto. Dopo il Covid la domanda è stata molto forte così i produttori hanno alzato i prezzi, avendo anche difficoltà nel reperire materie prime e componenti. Ma quando i costi sono scesi, hanno tenuto i prezzi alti per guadagnare di più. E quindi la domanda è crollata. Poi tutti si sono orientati verso l’elettrico, ma le richieste sono basse e si cercano ancora macchine con motori a combustione - il 20% di chi ha comprato auto elettriche vorrebbe tornare a quelle a benzina. Il problema è che riconvertire piattaforme produttive è molto complicato».

Come aiutare questo settore?

«Noi abbiamo fatto tre proposte al governo. Incominciare a garantire le posizioni finanziarie nette delle grandi aziende fornitrici, che sono in difficoltà con la liquidità di cassa; equiparare le aziende dell’automotive a quelle energivore, così da ottenere sconti significativi sulle bollette; un sostegno costante nel tempo e legato alla valorizzazione della produzione locale, non solo nazionale ma almeno europea».

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