Sport invernali, in Piemonte e Lombardia record di impianti dismessi
«La crisi climatica sta avanzando a ritmi preoccupanti, la fusione dei ghiacciai da un lato, la diminuzione delle nevicate, ma anche la chiusura di diversi impianti insieme a quelli che faticano spesso a restare aperti, dall’altro, sono facce della stessa medaglia su cui va aperta una importante riflessione che deve essere accompagnata da interventi concreti», commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.

Gli impianti dismessi di sport invernali ad alta quota in tutta Italia sono 265, Piemonte e Lombardia in cima alle classifiche.
Piemonte e Lombardia in cima alle classifiche per numero di impianti dismessi
Neve e sport invernali sono quasi sinonimi ma a che prezzo per l’ambiente? Il rapporto di Legambiente «Neve diversa 2025» fornisce numeri allarmanti rispetto agli impianti dismessi, all’innevamento artificiale e guarda con preoccupazione anche alle Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Sono 265 gli impianti dismessi ad alta quota in tutta Italia, raddoppiati rispetto a 5 anni fa, con Piemonte e Lombardia che detengono il record di essere tra le regioni con più strutture non funzionanti, rispettivamente 76 e 33, segnale di una crisi climatica che anche in montagna lascia sempre più il segno, con nevicate in diminuzione e temperature in aumento, e un turismo invernale che diventa più costoso.
La settimana bianca è sempre più cara
Secondo le stime di Federalberghi, per una settimana bianca, un adulto spende in media 1.453 euro, mentre un nucleo familiare composto da due genitori e un figlio affronta una spesa di circa 3.720 euro. Il dossier cita come casi simbolo di impianti dismessi, quello di Monte Grossio a Garessio (Cuneo) per il Piemonte, con ancora elementi visibili di skilift e cabina di comando; Monte Poieto ad Aviatico (Bergamo) con in stato di avanzato degrado i tralicci e le stazioni; in Liguria c’è quello di Alberola a Sassello (Savona) chiuso dal 2012 per mancanza di neve. Tra gli impianti chiusi “in maniera temporanea”, Pian del Frais a Chiomonte (Torino) un tempo gioiello dello sci a portata delle famiglie, Monte Purito a Selvino (Bergamo) con una seggiovia ferma da aprile 2024 in quanto scaduto il contratto di gestione e superati i tempi massimi per la revisione generale e Monesi di Triora (Imperia) con una seggiovia ferma dalla frana del 2016. Tra quelli un po’ chiusi e un po’ aperti, ci sono Balme (Torino) dove si cerca di aprire la sciovia di Pakinò ma la situazione è in continua evoluzione, Pian delle Betulle a Margno (Lecco) con apertura nel fine settimana in base alle condizioni meteo; Santo Stefano d’Aveto (Genova) con pochissimi giorni aperti causa scarso innevamento.
Innevamento artificiale, in aumento i bacini mappati coi satelliti
Aumentano anche i bacini di innevamento artificiale: 165 quelli mappati tramite le immagini satellitari per una superficie totale pari a 1.896.317 mq circa; il Trentino-Alto Adige è la regione con più bacini censiti (60), seguita da Lombardia (23), e Piemonte (23) e al Sestriere, in quattro anni la cifra spesa proprio per questa pratica ha superato i 10 milioni di euro. Salgono poi a 218 gli impianti sottoposti ad “accanimenti terapeutici”, distribuiti in 36 comprensori, e più che raddoppiati rispetto al 2020 quando ne erano stati censiti 103: il numero più alto in Lombardia dove sono 59.
«La crisi climatica sta avanzando a ritmi preoccupanti, la fusione dei ghiacciai da un lato, la diminuzione delle nevicate, ma anche la chiusura di diversi impianti insieme a quelli che faticano spesso a restare aperti, dall’altro, sono facce della stessa medaglia su cui va aperta una importante riflessione che deve essere accompagnata da interventi concreti - commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - Si continua ad alimentare la pratica dell’innevamento artificiale, che comporta consistenti consumi di acqua e di energia, senza invece mettere in campo una chiara strategia di adattamento e mitigazione alla crisi climatica. E’ da qui che bisogna partire, se si vuole arrivare a una migliore gestione del territorio».