Gli impianti dismessi di sport invernali ad alta quota in tutta Italia sono 265, Piemonte e Lombardia in cima alle classifiche.
Piemonte e Lombardia in cima alle classifiche per numero di impianti dismessi
Neve e sport invernali sono quasi sinonimi ma a che prezzo per l’ambiente? Il rapporto di Legambiente «Neve diversa 2025» fornisce numeri allarmanti rispetto agli impianti dismessi, all’innevamento artificiale e guarda con preoccupazione anche alle Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Sono 265 gli impianti dismessi ad alta quota in tutta Italia, raddoppiati rispetto a 5 anni fa, con Piemonte e Lombardia che detengono il record di essere tra le regioni con più strutture non funzionanti, rispettivamente 76 e 33, segnale di una crisi climatica che anche in montagna lascia sempre più il segno, con nevicate in diminuzione e temperature in aumento, e un turismo invernale che diventa più costoso.
La settimana bianca è sempre più cara
Secondo le stime di Federalberghi, per una settimana bianca, un adulto spende in media 1.453 euro, mentre un nucleo familiare composto da due genitori e un figlio affronta una spesa di circa 3.720 euro. Il dossier cita come casi simbolo di impianti dismessi, quello di Monte Grossio a Garessio (Cuneo) per il Piemonte, con ancora elementi visibili di skilift e cabina di comando; Monte Poieto ad Aviatico (Bergamo) con in stato di avanzato degrado i tralicci e le stazioni; in Liguria c’è quello di Alberola a Sassello (Savona) chiuso dal 2012 per mancanza di neve. Tra gli impianti chiusi “in maniera temporanea”, Pian del Frais a Chiomonte (Torino) un tempo gioiello dello sci a portata delle famiglie, Monte Purito a Selvino (Bergamo) con una seggiovia ferma da aprile 2024 in quanto scaduto il contratto di gestione e superati i tempi massimi per la revisione generale e Monesi di Triora (Imperia) con una seggiovia ferma dalla frana del 2016. Tra quelli un po’ chiusi e un po’ aperti, ci sono Balme (Torino) dove si cerca di aprire la sciovia di Pakinò ma la situazione è in continua evoluzione, Pian delle Betulle a Margno (Lecco) con apertura nel fine settimana in base alle condizioni meteo; Santo Stefano d’Aveto (Genova) con pochissimi giorni aperti causa scarso innevamento.
Innevamento artificiale, in aumento i bacini mappati coi satelliti
Aumentano anche i bacini di innevamento artificiale: 165 quelli mappati tramite le immagini satellitari per una superficie totale pari a 1.896.317 mq circa; il Trentino-Alto Adige è la regione con più bacini censiti (60), seguita da Lombardia (23), e Piemonte (23) e al Sestriere, in quattro anni la cifra spesa proprio per questa pratica ha superato i 10 milioni di euro. Salgono poi a 218 gli impianti sottoposti ad “accanimenti terapeutici”, distribuiti in 36 comprensori, e più che raddoppiati rispetto al 2020 quando ne erano stati censiti 103: il numero più alto in Lombardia dove sono 59.
«La crisi climatica sta avanzando a ritmi preoccupanti, la fusione dei ghiacciai da un lato, la diminuzione delle nevicate, ma anche la chiusura di diversi impianti insieme a quelli che faticano spesso a restare aperti, dall’altro, sono facce della stessa medaglia su cui va aperta una importante riflessione che deve essere accompagnata da interventi concreti – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – Si continua ad alimentare la pratica dell’innevamento artificiale, che comporta consistenti consumi di acqua e di energia, senza invece mettere in campo una chiara strategia di adattamento e mitigazione alla crisi climatica. E’ da qui che bisogna partire, se si vuole arrivare a una migliore gestione del territorio».